venerdì 14 giugno 2013

16 giugno 2013
XI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO anno C
2Samuele 12, 7-10.13; Galati 2, 16.19-21
Luca 7, 36-8,3
In quel tempo, 7,36 uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. 37 Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; 38 stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. 39 Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!». 40 Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». 41 «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. 42 Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». 43 Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale
ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». 44 E, volgendosi
verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. 45 Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. 46 Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. 47 Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». 48 Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». 49 Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». 50 Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!». 8,1 In seguito egli se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici, 2 e alcune donne che
erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demoni; 3 Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.
Attraversiamo alcune note esegetiche
Il brano contiene al suo interno elementi discordanti: chiaro indizio di prevalenza della costruzione teologica sulla verità storica. Eppure nulla ne offusca la suggestiva bellezza: forse perché la bellezza è una sfaccettatura della verità.
La donna
Non viene precisata la tipologia del peccato che la marchia. Molti hanno pensato ad una prostituta, ma poiché Luca rimane sul vago, si può pensare che in essa siano raffigurati genericamente i peccatori convertiti nelle comunità ecclesiali durante i primi tempi della loro formazione. E’ vero che vengono aggiunte notizie esplicite – ad esempio: è ben nota peccatrice (è nota anche al fariseo, v.39), esprime dolore e pentimento con le lacrime prima che con l'olio profumato, v.38 – ma nella descrizione prevalgono caratteristiche che la assimilano ad altre figure evangeliche segnate da impietosa emarginazione sociale.
L’attenzione lucana verso le donne
Una corretta esegesi disincaglia la donna da riferimenti a peccati di carattere sessuale (riguardanti le donne!). Infatti  in Gesù è insistente il riferimento all'Annuncio messo in relazione con la cura dei corpi attraverso guarigioni miracolose da malattie tabuizzate quali punizione divina (vedi il caso delle lebbra, ma non solo), e la restituzione dell'emarginato/a alla dignità personale contro preconcetti diffusi che costituivano una vera e propria mutilazione sociale.
E' chiaro che questa donna è figura rappresentativa dei piccoli, cioè coloro che non contano.
Misericordia divina e giustizia umana
Per Gesù è giusto chi entra nell’ottica della Misericordia divina: termine da non mistificare identificandolo in una pietà caritatevole, pronta a dare dall’alto senza condivisione. Da qui lo spazio dato, in ogni passo evangelico di guarigione, all'invito ad una fede da concretizzare nella vita e da tradurre in ospitalità del diverso (espressione, questa, che abbiamo svuotato di senso a via di enfatizzarla e di ripeterla con senso di appropriazione).
I gesti della donna e di Gesù
Sono inequivocabili. Basta guardare ai particolari descritti: il tacito, segreto inoltrarsi della donna dietro i piedi di Gesù (sporgenti dal divano su cui era sdraiato a mensa, come si usava allora); le lacrime asciugate con i capelli, i baci assieme ai profumi versati (tutti aspetti che possono essere deviati nell'immaginario proprio perché suggestivi).
Cosa vuole esprimere questa donna? riconoscimento del proprio peccato o riconoscenza davanti a un perdono già ottenuto? Sarebbe miope soffermarsi su queste considerazioni. Meglio è vedere il suo comportamento sotto il profilo della capacità femminile di intuire l'apertura di Gesù nel cogliere segni di amore nei suoi gesti .
Bisogna essere cauti nello specificare i caratteri di questo amore, perché certe interpretazioni potrebbero svilirne il senso. Solo chi è puro di cuore può capire; e per puro non si intende senza peccato, bensì improntato del divino.
Tra gli esegeti si parla
di portata rivoluzionaria dell'annuncio e della missione di Gesù. Si afferma che il kerygma rovescia una situazione di rilevanza sociale: Simone, il giusto che disprezza la prostituta, compare come colui che ama Gesù meno della donna, e questa, additata al pubblico ludibrio, viene abbondantemente elogiata da Gesù per il comportamento insistentemente contrapposto a quello di Simone (nominato tre volte: coincidenza strana con l'omonimo Simone-Pietro?).
L'ostacolo principale alla conversione del fariseo è proprio la sua giustizia. Nella sua mentalità due erano le caratteristiche richieste al profeta: chiaroveggenza (egli avrebbe dovuto sapere di che donna si trattava) e osservanza della Legge  (quindi non poteva lasciarsi toccare da una donna impura).
Comunque, se il traduttore greco ha scelto il termine tecnico dell'amore cristiano, agapan, vuol dire che non era assente nelle prime comunità cristiane la percezione che l’annuncio evangelico fosse sostanziato di fiducia in un Dio misericordioso, a prescindere dalle capacità taumaturgiche e da ogni senso di prodigalità umanitaria.
Il perdono divino
Non è Gesù a concederlo. I profeti non perdonano i peccati; aiutano, illuminando il cammino di coloro che aspirano alla pienezza dell’amore al di là di ogni peccato. La frase messa in bocca a Gesù, “la tua fede ti ha salvata: va in pace”, è ripetizione usuale in tutti i gesti  compiuti da lui verso i beneficati. Una pace che non è tanto armonia, ordine, concordia, sicurezza, prosperità, quanto  appello alla comunione con Dio e con il prossimo.
I ministeri della Parola e del Servizio 
Sono evocati nell’ultima parte del brano di oggi in riferimento a donne che erano parte viva nella costruzione embrionale delle comunità ecclesiali. Solo il testo di Luca informa che si tratta di persone guarite da Gesù, in particolare donne, in testa alle quali pone Maria detta Maddalena (da Magdala, cittadina posta sulla costa occidentale del lago di Genezaret): e lo fa per avvalorare l’aspetto storico della sua esistenza, con l’aggiunta che fu guarita da sette demoni, e cioè da un caso di possesso particolarmente grave (forse la follia). Sappiamo come l’esegesi successiva distingue le Marie citate nei vangeli, ma a noi preme, in questo lavoretto, andare oltre i dati forniti dal testo di Luca e della sua attenzione per le donne. Preme ricevere una lezione di vita nella ed oltre la storia. [Aggiungo timidamente che preme un cambiamento di rotta nella nostra cultura maschilista: che il termine servizio riservato alle donne sia esteso di fatto agli uomini in ogni ministero].
Deduzioni devianti
Prevalgono ancor oggi, e in maniera paradossale.
Parlo di due fenomeni della vita politico-sociale e cristiana di oggi, a prima vista diversi l’uno dall’altro, ma ugualmente importanti nella loro estremizzazione. Il messaggio evangelico  viene inquadrato secondo un criterio di
a) povertà radicale, che dovrebbe eliminare la pomposità di tutto l'apparato clericale in nome della fedeltà al vangelo;
b) purezza del cuore, intesa come sinonimo di libertà da vincoli legalistici di sorta.
Non sto qui a sviluppare questi accenni per economia di spazio. Esemplifico (consapevole del pericolo di ogni esemplificazione):
Papa Francesco è stato richiamato (!) da autori schierati a
a) non cadere nei tranelli degli errori propri dei compromessi storici circa la povertà della chiesa. Lui ha candidamente dichiarato: come vorrei una chiesa povera! Gli illuminati non vorrebbero il condizionale; lo considerano quasi come un segnale di incertezza, di debolezza, e vogliono monitorare le sue mosse [come lo ritengono ingenuo!]; 
b) aprire le maglie delle costrizioni legalistiche dell’istituzione ecclesiale, concedendo il matrimonio ai preti, l’accesso delle donne al sacerdozio, il matrimonio ai gay, eccetera (un vero e proprio livellamento che costringa il carisma profetico   dentro una legge ugualitaria).
Quel che si dimentica è ciò che dimentica la politica oggi: la capacità di rispettare, meglio: di avere sempre in prospettiva, nell'orizzonte, l’utopia, senza pretendere di piegarla alla banale eppure necessaria legge dettata dalle urgenze della concretezza.
Manca la compassione per la storia fatta di errori. Manca il senso che può dare soltanto l'eterno che trascende il tempo al didentro del tempo stesso.

Gesù
non ho né l'umiltà né l'audacia
della donna del vangelo
sono superba e sfiduciata
le mie lacrime sono
pietre congelate
Se le trasformerai in perle
 si compenetreranno di
LUCE







3 commenti:

Mira Furlani ha detto...

giusta la tua osservazione su un vero e proprio livellamento che costringe il carisma profetico dentro una legge ugualitaria. Invece sono perplessa sull’orizzonte dell’utopia. Sembra che tu non voglia riconoscere che oggi agisce nel mondo e nella chiesa la libertà femminile, una politica dove la differenza donna/uomo (differenza sessuale) si pone come condizione base di una nuova soggettività e libertà femminile per ogni reale cambiamento, anche quello ormai insopportabile di una chiesa cattolica maschilista e misogina. Ciao, Mira

Ausilia ha detto...

Cara Mira, hai ragione, a prima vista, su quanto affermi della libertà femminile. Ma il mio pensiero è complesso. Io, di fronte alla complessità dei processi storici, preferisco tempi lunghi perché esso venga compreso.
Metto giù alcuni pensieri sparsi:
Ben venga ogni carisma a rompere la scorza dura dell'ispessimento ed avvitamento delle utopie su se stesse. Per raccapezzarci ti e mi pongo una domanda: esiste un'utopia realizzabile solo perché nuova e DIFFUSA in un'epoca storica del tutto NUOVA?
La storia mi dice NO.
Appena il fenomeno prende corpo nel tempo, si corrompe a causa dell'euforia di una presunta novità assoluta e della sua capacità di convogliare il divenire della storia verso la fioritura di tante, variegate possibilità inedite. Ma ricordiamoci che ALTRETTANTE SONO LE INSIDIE CHE SI NASCONDONO DIETRO UNA NOVITA' CONSIDERATA INEDITA. L'unico modo per scansarle, per dare spazio alle novità POSSIBILI, per renderle feconde, è quello indicato da voci e presenze storiche in apparenza isolate.
Sono queste a costituire il filo rosso che intessono di novità ciò che è nel tempo, ma è oltre il tempo. Parlo della linea profetico-mistica.
Le donne in tale linea hanno costruito molto di più di quanto non si faccia dalle donne nei tempi attuali, aridi di spiritualità profonda. Riprendiamo il cammino che già è stato avviato. Penso alle beghine medioevali, a Chiara di Assisi, a Teresa d'Avila, a Teresa di Calcutta. E penso con sgomento alle donne liberate che sanno shiavizzare i maschi ben più di quanto sappiano fare i signori uomini....
Da donne consapevoli delle insidie della storia uniamoci!!! discutiamo! non chiudiamoci dentro nessuna certezza. La verità è oltre ogni certezza.....

Armando Zecchin ha detto...

I miei paradossi costruttvi. Eccone uno:
Gli evangelisti dicono il vero attraverso bugie, oppue: si fingono cronisti per trasnmettere l'mmagine giusta di Gesù. Oppure: la bugia al serivzio della verità, oppure: la vertà protetta dalle bugie...
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