venerdì 16 novembre 2012

Vangelo XXXIII T.O.annoB


18 novembre 2012 - XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO anno B
Daniele 12, 1-3;  Ebrei 10, 11-14.18
Marco 13, 24-32
24 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, 25 le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. 26 Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi, con grande potenza e gloria. 27 Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall' estremità della terra fino all'estremità del cielo. 28 Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina. 29 Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte. 30 In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. 31 Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. 32 Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo, né il Figlio, eccetto il Padre”.
PREMESSA
Il brano del Vangelo di questa domenica fa parte del "discorso escatologico" (=delle realtà ultime), che in Marco comprende tutto il capitolo 13 e del quale [discorso] costituisce il punto culminante.  Da poco Gesù era uscito dal tempio per dirigersi verso il monte degli ulivi da dove lo si poteva ammirare e aveva risposto ai discepoli stupiti di fronte al suo splendore, annunziandone la distruzione. Chiaro segno, questo, che il capitolo fu redatto in seguito al 70 d.C., dietro varie versioni attinte a più parti, tra le quali quella di Marco è forse la più originale. Gli esegeti prendono in considerazione soprattutto il testo apocalittico di Enoch a cui si ispirano le parole attribuite a Gesù circa l’apparizione del Figlio dell'uomo, quale giudice del mondo, e che Marco identifica in Gesù il Cristo, cioè il Messia; un Messia che mette in guardia i cristiani da alcune forme di accomodamento all'interno della comunità ecclesiale allora in formazione. Infatti il filo rosso che ripercorre e dà senso al testo è evidente nelle espressioni esortative come imparate, sappiate, che significano: ‘non fatevi trovare impreparati’, ‘sappiate custodire e mettere a frutto la buona novella’.
LA FORMA LETTERARIA
Ogni testo escatologico è caratterizzato da espressioni particolari, segni e simboli che necessitano di una lettura approfondita e di una retta interpretazione per evitare un deviante approccio esclusivamente letterale. Non vi si descrivono fenomeni fisici o eventi terminali che sigleranno la fine del mondo, anche se in apparenza le immagini usate sembrano inclinare in questa linea. Già nell’Antica Alleanza le scene sensazionali permeate di indecifrabile terrore trasferivano elementi astronomici prevedibili ed imprevedibili dal futuro della storia al senso della stessa.  La novità evangelica inclina il naturale sacro timore per la dissoluzione nel nulla verso la speranza, nutrita del disegno di salvezza di una nuova creazione. E certamente il redattore del brano aveva presente il testo dell’Apocalisse, contenente la rivelazione di «cieli nuovi e terra nuova».
IPSISSIMA VERBA (= stessissime, precise espressioni) DI GESU’?
Le espressioni precise di Gesù, ricercate da non pochi come àncora alla credibilità del Vangelo, si possono concentrare in qualche detto originale, loghion, se illuminato dal contesto di insieme: a) la breve parabola del fico, albero che nella breve primavera palestinese era indicativo dell'inizio della stagione estiva, è assunta come simbolo di una morte che si rigenera nella risurrezione: “dalla pianta del fico imparate la parabola” v.28; b) l’invito a compiere il passaggio mentale dal senso cronologico a quello messianco cristologico: “quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte” v.29; c) la fiducia, che Gesù vuole ispirare contro ogni paura: “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” v.31, scaturisce dalla verità concreta della sua parabola terrena; d) la prospettiva per tutti di piena umanità – gli eletti sono coloro che scelgono di esserlo - “vedranno il Figlio dell’uomo” v.26, si impernia nel suo essere Figlio di Dio in senso equivalente all’essere Figlio dell’Uomo, Messia attraverso il quale si preannunzia l’unificazione dell’umanità in senso universale.
IL QUANDO STORICO
Non c’è un quando preciso, tant’è che Gesù dice di non saperlo indicare con precisione. Quando furono scritte queste righe i cristiani vivevano le terribili persecuzioni di Nerone e Domiziano. In quei momenti drammatici sembrava che l'annuncio evangelico potesse finire; si chiedevano: perché tutti ci perseguitano, ci uccidono, ridono di noi? Marco schematizza la dinamica della salvezza nella storia: c’è un processo storico che si oppone allo sviluppo e alla pienezza umana che si compendia in Gesù col concorso della comunità cristiana. Nella frase “non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga”, gli avvenimenti di quel momento sono significativi, come lo era stata la distruzione di Gerusalemme. Dio interviene in seno alla tribolazione e la trasforma in preannunzio di un rilancio in avanti, di una rinascita perpetua. Dio non lascia mai la storia a se stessa.
La NUOVA UMANITA’
Gesù paragona la fine del mondo al tempo dei frutti, quando Lui stesso “manderà i suoi angeli e radunerà gli eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra, all'estremità dei cieli". Nel messaggio di Gesù ci sono speranze fondate nella verità di Dio che egli rivela nella storia degli uomini, condividendone la crescita e la dilatazione oltre ogni confine. Gli angeli sono i suoi collaboratori; gli eletti sono presenti nella comunità di fede, dilatata oltre i confini di una religione. Il giudizio di Dio non consiste di condanne; è trionfo dell’amore di Dio attraverso la collaborazione (il vero ‘raduno’) con tutte le forze storiche operatrici del bene. 

8 commenti:

Fiordaliso ha detto...

Testo davvero di difficile interpretazione!

Riccardo ha detto...

sono il solito Riccardo che continua a leggere i commenti senza saper dire due parole dimio. ma riconosco la validità di questo lavro.....forse è poco ma meglio di niente !!

Maria Grazia Sollima ha detto...

Sono Maria Grazia di Palermo, anni 60, questo per presentarmi, e sono moto attirata da uno studio del Vangelo non letterale.Davvero non conosciamo il Vangelo.C'è qualche libro che può aiutarmi? Il vangelo di oggi lo trovo difficile, dunque il giudizio universale è diverso da come ce ne hanno parlato sempre... spero orientarmi perchè non ho mai studiato il vangelo. grazie di questo pungolo domenicale.............Maria Grazia

Del Vitto Giuseppe ha detto...

ipsissima verba.... forse è meglio interrogare il proprio cuore .....

Maria Grazia Sollima ha detto...

Ma cosa è il giudizio universale? Ci sarà?????????

Silvana Cabrini ha detto...

silvycab@gmai.com
E' un testo davvero difficile, mi è di grande aiuto e consolazione la conclusione del tuo commento: " Il giudizio di Dio non consiste di condanne; è trionfo dell’amore di Dio attraverso la collaborazione (il vero ‘raduno’) con tutte le forze storiche operatrici del bene. "

Renzo Rodani ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Luciano Coppa ha detto...

"Gesù, aiutami ad invocarti quale giudica d'amore"