18 novembre 2012 - XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
anno B
Daniele 12, 1-3;
Ebrei 10, 11-14.18
Marco 13, 24-32
24 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “In
quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà
più la sua luce, 25 le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei
cieli saranno sconvolte. 26 Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle
nubi, con grande potenza e gloria. 27 Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi
eletti dai quattro venti, dall' estremità della terra fino all'estremità del
cielo. 28 Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo
diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina. 29 Così
anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è
alle porte. 30 In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che
tutto questo avvenga. 31 Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non
passeranno. 32 Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli
nel cielo, né il Figlio, eccetto il Padre”.
PREMESSA
Il brano del Vangelo di questa domenica fa parte del
"discorso escatologico" (=delle realtà ultime), che in Marco
comprende tutto il capitolo 13 e del quale [discorso] costituisce il punto
culminante. Da poco Gesù era
uscito dal tempio per dirigersi verso il monte degli ulivi da dove lo si poteva
ammirare e aveva risposto ai discepoli
stupiti di fronte al suo splendore, annunziandone la distruzione. Chiaro
segno, questo, che il capitolo fu redatto in seguito al 70 d.C., dietro varie
versioni attinte a più parti, tra le quali quella di Marco è forse la più
originale. Gli esegeti prendono in considerazione soprattutto il testo
apocalittico di Enoch a cui si ispirano le parole attribuite a Gesù circa l’apparizione
del Figlio dell'uomo, quale giudice del mondo, e che Marco
identifica in Gesù il Cristo, cioè il Messia; un Messia che mette in
guardia i cristiani da alcune forme di accomodamento all'interno della comunità
ecclesiale allora in formazione. Infatti il filo rosso che ripercorre e dà
senso al testo è evidente nelle espressioni esortative come imparate,
sappiate, che significano: ‘non fatevi trovare impreparati’, ‘sappiate
custodire e mettere a frutto la buona novella’.
LA FORMA LETTERARIA
Ogni testo escatologico è caratterizzato da espressioni
particolari, segni e simboli che necessitano di una lettura approfondita e di
una retta interpretazione per evitare un deviante approccio esclusivamente
letterale. Non vi si descrivono fenomeni fisici o eventi terminali che
sigleranno la fine del mondo, anche se in apparenza le immagini usate sembrano
inclinare in questa linea. Già nell’Antica Alleanza le scene sensazionali
permeate di indecifrabile terrore trasferivano
elementi astronomici prevedibili ed imprevedibili dal futuro della storia al
senso della stessa. La novità evangelica
inclina il naturale sacro timore per la dissoluzione nel nulla verso la
speranza, nutrita del disegno di salvezza di una nuova creazione. E certamente
il redattore del brano aveva presente il testo dell’Apocalisse, contenente la
rivelazione di «cieli nuovi e terra
nuova».
IPSISSIMA VERBA (=
stessissime, precise espressioni) DI GESU’?
Le
espressioni precise di Gesù, ricercate da non pochi come àncora alla
credibilità del Vangelo, si possono concentrare in qualche detto originale, loghion, se illuminato dal contesto di
insieme: a)
la breve parabola del fico, albero che nella
breve primavera palestinese era indicativo dell'inizio della stagione estiva, è
assunta come simbolo di una morte che si rigenera nella risurrezione: “dalla
pianta del fico imparate la parabola” v.28; b)
l’invito a compiere il passaggio mentale dal senso cronologico a quello
messianco cristologico: “quando
vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte” v.29; c) la fiducia, che Gesù vuole ispirare contro ogni
paura: “Il cielo e la terra
passeranno, ma le mie parole non passeranno” v.31, scaturisce dalla
verità concreta della sua parabola terrena; d) la prospettiva per tutti di piena
umanità – gli eletti sono
coloro che scelgono di esserlo - “vedranno
il Figlio dell’uomo” v.26, si impernia nel suo essere Figlio di Dio in
senso equivalente all’essere Figlio dell’Uomo, Messia attraverso il quale si
preannunzia l’unificazione dell’umanità in senso universale.
IL QUANDO STORICO
Non c’è un quando preciso, tant’è che Gesù dice di non
saperlo indicare con precisione. Quando furono scritte queste righe i cristiani
vivevano le terribili persecuzioni di Nerone e Domiziano. In quei momenti
drammatici sembrava che l'annuncio evangelico potesse finire; si chiedevano:
perché tutti ci perseguitano, ci uccidono, ridono di noi? Marco schematizza
la dinamica della salvezza nella storia: c’è un processo storico che si oppone
allo sviluppo e alla pienezza umana che si compendia in Gesù col concorso della
comunità cristiana. Nella frase “non passerà questa generazione prima che
tutto questo avvenga”, gli avvenimenti di quel momento sono
significativi, come lo era stata la distruzione di Gerusalemme. Dio interviene
in seno alla tribolazione e la trasforma in preannunzio di un rilancio in
avanti, di una rinascita perpetua. Dio non
lascia mai la storia a se stessa.
La NUOVA UMANITA’
Gesù
paragona la fine del mondo al tempo dei frutti, quando Lui stesso “manderà
i suoi angeli e radunerà gli eletti dai quattro venti, dall'estremità della
terra, all'estremità dei cieli". Nel messaggio di Gesù
ci sono speranze fondate nella verità di Dio che egli rivela nella storia degli
uomini, condividendone la crescita e la dilatazione oltre ogni confine. Gli
angeli sono i suoi collaboratori; gli eletti sono presenti nella comunità di
fede, dilatata oltre i confini di una religione. Il giudizio di Dio non
consiste di condanne; è trionfo dell’amore di
Dio attraverso la collaborazione (il vero ‘raduno’) con tutte le forze storiche
operatrici del bene.
8 commenti:
Testo davvero di difficile interpretazione!
sono il solito Riccardo che continua a leggere i commenti senza saper dire due parole dimio. ma riconosco la validità di questo lavro.....forse è poco ma meglio di niente !!
Sono Maria Grazia di Palermo, anni 60, questo per presentarmi, e sono moto attirata da uno studio del Vangelo non letterale.Davvero non conosciamo il Vangelo.C'è qualche libro che può aiutarmi? Il vangelo di oggi lo trovo difficile, dunque il giudizio universale è diverso da come ce ne hanno parlato sempre... spero orientarmi perchè non ho mai studiato il vangelo. grazie di questo pungolo domenicale.............Maria Grazia
ipsissima verba.... forse è meglio interrogare il proprio cuore .....
Ma cosa è il giudizio universale? Ci sarà?????????
silvycab@gmai.com
E' un testo davvero difficile, mi è di grande aiuto e consolazione la conclusione del tuo commento: " Il giudizio di Dio non consiste di condanne; è trionfo dell’amore di Dio attraverso la collaborazione (il vero ‘raduno’) con tutte le forze storiche operatrici del bene. "
"Gesù, aiutami ad invocarti quale giudica d'amore"
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