venerdì 20 aprile 2012

III Domenica di Pasqua


 [In quel tempo, i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

COMMENTO DI ALBERTO MAGGI OSM
Gesù cerca di far comprendere che in lui si realizza il progetto del creatore, quel progetto che è stato trasmesso attraverso la legge di Mosè, quel progetto che è stato portato avanti e proposto dai profeti e quel progetto che è stato cantato nei salmi: che l’uomo avesse la condizione divina. E Gesù cerca di far comprendere loro il significato profondo di questa scrittura e la conclusione di questo brano importantissimo – perché è il mandato che Gesù dà ai suoi discepoli, quindi ai credenti di tutti i tempi – che nel nome di questo Cristo risuscitato, cioè della perfetta realizzazione del progetto di Dio sull’umanità, “saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme”. Quindi sarà predicata la conversione per il perdono dei peccati a tutti i popoli. Per ‘conversione’ in greco si usano due termini: uno che significa ‘il ritorno a Dio’ , quindi il ritorno al culto, il ritorno al tempio, alla preghiera. Gli evangelisti evitano accuratamente questo termine, usano l’altro che significa ‘cambiamento di mentalità’ , che coincide con un cambio di comportamento nei confronti degli altri. Allora Gesù dice che nel nome del Cristo Risuscitato sarà predicato un cambiamento.
Qual è il significato di questo cambiamento?
Orienta diversamente la tua esistenza, se fino ad ora hai vissuto per te, ora vivi per gli altri. Questo ottiene il perdono, cioè il condono e quindi non dice la conversione e…, ma il testo greco riporta PER…, cioè per il perdono, per la cancellazione dei peccati.
Questo termine ‘peccati’  non indica le colpe abituali degli uomini, ma una direzione sbagliata della propria esistenza. Quando uno cambia vita, quando non pensa più a se stesso, ma orienta la propria vita per gli altri, il passato ingiusto, il passato peccatore è completamente cancellato.
E questo deve essere annunziato a tutti i popoli pagani. Il termine adoperato dall’evangelista, il greco (éthne), da cui etnico, indica i popoli pagani, e c’è una sorpresa che l’evangelista ci mette: tutti i popoli pagani cominciando da….. – e ci aspettiamo quale sarà il primo popolo pagano, bisognoso di questa conversione, sarà la Siria, sarà l’Egitto, quale sarà il primo popolo pagano a cui bisogna proclamare la conversione? Ebbene, la sorpresa, il primo popolo pagano è Gerusalemme. Gerusalemme, la città santa, il luogo dove c’era il tempio, equiparata da Gesù a terra pagana bisognosa di conversione. Sono le istituzioni religiose quelle che per prime hanno bisogno di convertirsi.
Una noticina personale
L'ultima affermazione mi fa dissociare dal commento di Maggi, perché potrebbe significare la priorità della conversione della chiesa istituzionale rispetto a quella dei singoli. Sono convinta che l'istituzione si corrompe per via delle persone le quali, singolarmente o attraverso gruppi (ma attenzione a questi!) possono incidere sulle strutture. Guai a riposare sulle strutture 'giuste' o ad illudersi di poterne fare a meno: prima o poi si formerà un'altra gabbia....
Certamente la liberazione da vincoli istituzionali ci può allettare, ed io stessa non posso fare a meno dal fare appello alla mia coscienza quando non sono convinta della giustezza di certe condotte imposizioni stile et cetera; ma fino a quando ci sarà questa condizione terrestre ci sarà sempre della zavorra. E CIO' NON SIGNIFICA CHE NON DOBBIAMO LIBERARCI IL PIù POSSIBILE DALLA ZAVORRA. 

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