mercoledì 11 aprile 2012

II DOMENICA DI PASQUA

 II DOMENICA DI PASQUA ‐ DOMENICA 15 APRILE 2012
OTTO GIORNI DOPO VENNE GESU’
Con commento di p. José Maria CASTILLO
Gv 20, 19‐31
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il
Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
1.                  Dio entra attraverso i sensi. E’ quello che successe a Tommaso. Quest’uomo diceva quello che molta gente dice quando si pone il tema di Dio: “se non lo vedo, non gli credo”. Tommaso voleva vedere, toccare, palpare. E Gesù glielo concesse.
2.      Ma cosa vide e toccò Tommaso? Vide e toccò piaghe di dolore e di morte. Palpò cicatrici di sofferenza. E lì, in questo, in ciò che entra attraverso i sensi, Tommaso fece esperienza della fede: “Signore mio e Dio mio!”. Ciò non vuole dire che il cammino per andare verso Dio sia il cammino del dolore. Dio non vuole la sofferenza. Quello che succede è che in questa vita c’è molta gente che soffre più di quello che può sopportare. E, premesso ciò, la fede nella risurrezione si esprime nel fatto che ci mette sul giusto cammino per prestare attenzione alle sofferenze ed alle speranze del passato, e per accettare la sfida dei morti (J. B. Metz).
3.      Beati quelli che credono senza aver visto Gesù. Oggi la presenza di Gesù sta lì dove quelli che lo cercano, incontrano piaghe di dolore e di morte. Se, al loro posto, incontrano potere, pompa ed ostentazione, non potranno dire: “Signore mio e Dio mio!”.
Riflessione personale
Anch’io nell’assistere, soprattutto attraverso collegamento TV, a certo cerimoniale religioso ‘pomposo’, provo fastidio ed invoco in cuor mio, la liberazione da tali forme; e mi dico: “fino a quando dureranno questi aspetti fastosi?”. Ma perché NOI non operiamo i miracoli dell’Amore in questa povera terra?
Sì, cerco di vedere il mio Dio in tutti ed in tutto, perfino negli assassini, perché è impossibile che Dio fugga davanti al male, dal momento che si è sacrificato per TUTTI. “Aiutiamo Dio” diceva la Hillesum: il male deve essere combattuto con la nostra conversione: ne abbiamo cammino da fare per realizzarla! E cerchiamo la complicità con tutti coloro che toccano le piaghe di Gesù nel dolore e…. nel male umano.
Le semplici dimostrazioni di ripugnanza di fronte al potere della chiesa non bastano, anzi possono essere un alibi per allontanarci dalla pratica religiosa. Gesù chiese a Francesco di “riparare” la chiesa in via di crollo, ed egli lo fece gettando sulla terra il seme di un messaggio di povertà totale, PRATICATA.
   

1 commento:

Anonimo ha detto...

Spero che Dio mi aiuti ad aiutarlo! ;-)
Bacioni, Joelle