lunedì 11 luglio 2011

Alcuni commenti sulla questione celibataria e dintorni

Concordo con  te cara Ausilia il problema è legato alla  struttura gerarchica della chiesa. Per quanto concerne “la buccia di banana” di cui si parla mi infastidirebbe sapere che l’apertura al sacerdozio uxorato  sarebbe dovuta al fatto che ciò costituirebbe il male minore .La questione è legata all’ esclusione  della donna  dal potere, alla sua discriminazione nei secoli portata avanti dalla “chiesa “ costituita da uomini, che la  hanno identificata  come colei che porta il male in sé, basti pensare ai diversi gradi di subordinazione e dominazione a cui la donna è stata  sottoposta. La teologia ,poi  ha sempre avuto qualche problema ad ammettere la piena personalita’ della donna ,basti pensare ad Agostino. La misoginia di cui la chiesa cristiana era  portavoce sfociò nei secoli XVI e XVII nella caccia delle streghe. Il cristianesimo ha poi   identificato le virtù femminili con l’ubbidienza, l’umiltà, il servizio, creando anche una stretta connessione tra donna e peccato, tra peccato e sessualità.. Ancora oggi si esercita o si prova a farlo il controllo sul nostro corpo. Ancora oggi la moglie di un prete è avvertita come diabolica, tentatrice, corruttrice di virtù. Una rivale di Dio. Quando poi si decide di sposare un sacerdote occorre assumersi tutte le conseguenze che questa scelta porta con sé a livello familiare e sociale. Con il dialogo ,la semplicità ,la testimonianza anche silenziosa si possono mutare le opinioni. Con l’ aggressività si ottiene solo una netta chiusura. E’ sulla concezione culturale, antropologica ,teologica della donna che si deve lavorare .Occorre parlarne con i giusti toni, per dare a chi ci ascolta la possibilità di capire, riflettere, come e perché si è giunti alla legge sul celibato, scardinare pregiudizi ,vedere le cose con uno sguardo nuovo. Bianca
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Quello che colpisce di più è il silenzio delle donne che avrebbero qualcosa da dire, tra le quali mi metto anche io- Un po' perchè distratte dai problemi di tutti i giorni, un po' perchè forse stanche di vedere un sistema che va avanti sempre nella stessa maniera... Però la mia più cara amica mi ha sollecitato ad intervenire scavalcando tutti questi "limiti" e se ciò può essere utile a qualcuno, o a cambiare la mentalità di fondo allora ecco il mio modesto intervento. "La donna è mobile qual piuma al vento, muta d'accenti e di pensier". In questa nota aria si riassume un po' la mentalità di fondo per quanto riguarda l'utilità della donna in ambito ecclesiale, o forse è meglio dire "ecclesisastico". L'importante in questo contesto che la donna "scelga" di non restare "muta d'accenti" ma, al di là delle rivendicazioni, ricordare la sua "dignità" di essere umano al pari dell'uomo, cosa che in qualsiasi contesto democratico sarebbe ovvia, ma che in ambito ecclesiale incredibilmente stenta. Joelle
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Giuseppe se è vero che conosci Ausilia, sai anche cosa lei intenda per "spiritualità". Non devozioni intimistiche, non caccia al miracolo, non fuga dalla realtà, ma piena immersione in essa. La spiritualità di cui parla Ausilia è la strada per andare al fondo dei problemi. Il celibato opzionale, il sacerdozio femminile... sono argomenti su cui si può lottare, fare rivoluzioni epocali e poi "dentro" rimanere gli stessi di prima. Come persone e come chiesa. Tanto di cappello a chi si impegna attivamente come Ernesto, come Stefania e come immagino anche te e altri. Ma senza spiritualità il rischio è di faticare inutilmente e in questo senso il richiamo di Ausilia è sempre azzeccato. Tanto più azzeccato quanto più rimane la sola a dire certe cose tra di noi.Mauro Borghesi

1 commento:

Ausilia ha detto...

Non c'è bisogno di affrontare la tematica in tutta la latitudine degli studi che sono stati fatti. In una corrispondenza come in un blog necessita la puntualizzazione dei fenomeni di cui si esprimono solitamente opinioni, per un verso, valide; per un altro, inutile ripetizione del già detto; o, per un altro ancora, nella distorsione dalla profondità delle argomentazioni. Quel che dovremmo fare, dopo avere accennato alla conoscenza fondata delle cose, una ricerca in comune sul modo come affrontare le questioni e come liberarci dai luoghi comuni, che sono la peste della sana informazione. Cosa che si può fare anche in modo semplice, ma mai semplificata e superficiale. Tipico il breve scritto di Mauro Borghesi che, in una semplice nota, chiarisce il senso della parola spiritualità, riferita alla questione che ci coinvolge. Ausilia