domenica 16 aprile 2017

Pasqua di Risurrezione Anno A


Pasqua di Risurrezione anno A

Gv 20,1-9

1 Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2 Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: "Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!".

3 Pietro allora uscì insieme all'altro discepolo e si recarono al sepolcro.

4 Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5 Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6 Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7 e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8 Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9 Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

[10 I discepoli perciò se ne tornarono di nuovo a casa.]


Commento



1) La ricorrenza liturgica e il suo significato

 

= La Domenica delle Palme, che la scorsa settimana i cristiani di tutte le confessioni hanno celebrato alla stessa data, ha aperto le liturgie della settimana santa, culminanti nella notte pasquale.

= I racconti pasquali si differenziano tra di loro: diversità a proposito della scoperta del sepolcro vuoto e dell’incontro con il Risorto, varietà dei personaggi implicati e dei percorsi con cui arrivano a credere. In Luca le donne sono tre più le altre donne (24,10), in Marco le donne sono tre (Mc 16,1), due in Matteo (28,1) e una in Giovanni. E nessun vangelo descrive la risurrezione di Gesù, ma tutti e quattro offrono indicazioni su come incontrare il risorto. L’apocrifo Vangelo di Pietro [scritto verso il 150 d.C.] descrive in maniera fantasiosa la risurrezione, così come verrà poi presentata iconograficamente dall’ XI sec. in poi.

= Se il fatto in sé della resurrezione non è raccontato da nessun autore del Nuovo Testamento, la fede nella risurrezione va al di là di ogni racconto: è da essa che prende senso la morte come passaggio alla vera Vita e che prende senso la vita umana, l’impegno etico, la donazione generosa, il servizio umile, lo zelo di comunicare l’amore di Dio a tutti.

Il filo conduttore che unisce al Risorto è la testimonianza di coloro che hanno vissuto quella prima esperienza di Gesù come colui che ha compiuto la sua missione nella terra fino al versamento del sangue, e che ci indica come farla divenire feconda anche in noi.

La missione (non il proselitismo!) del cristiano è testimoniare la fede nella risurrezione.

Se la nostra generazione è nell’insieme poco interessata alla risurrezione, è perché la collega soltanto alla morte. Gesù invece la collega anche alla vera Vita. C’è, nella tradizione cristiana, una parola non cristiana che dice Memento mori, ricordati che devi morire. La parola cristiana è invece: ricordati che devi risuscitare. La vita cambia se la si vive come preparazione alla risurrezione.

[Proprio pochi giorni fa a Tanta e Alessandria d’Egitto abbiamo visto la violenza esercitata da chi si oppone a chi ha questa fede: da tempo i copti in Egitto sono vittime di ripetute violenze e stragi; e nonostante queste, essi non rinunciano a testimoniare la propria fede anche pubblicamente].

 

2) Uno sguardo al testo del vangelo di Giovanni

 

= Il cap.20 del vangelo di Giovanni (l'ultimo capitolo, poiché il 21° è stato aggiunto in una successiva redazione) contiene l'episodio della tomba vuota e tre apparizioni: la prima a Maria di Magdala (20,11-18); la seconda ai discepoli senza Tommaso (20,19-23); la terza ai discepoli con Tommaso (20,24-29).

La scena che leggiamo nel brano di oggi, si svolge davanti al Sepolcro Vuoto di Gesù.

Il racconto è molto lineare: Maria aspetta l’alba per andare al sepolcro. Arrivata, lo trova vuoto e pensa ad un furto; perciò si ferma lì, sicura che il corpo è nei pressi di quel luogo.

Successivamente entrano in scena Pietro e l’altro discepolo. La tradizionale inaffidabilità femminile in ambito testimoniale viene scardinata dal rapporto circostanziato di Simone e dell’altro. Se si ammette per quest’ultimo l’identificazione con Giovanni, ossia con l’autore del IV vangelo, il testo diviene ancor più stupefacente: scritto verso la fine de I secolo, cioè a distanza di diversi decenni dagli avvenimenti narrati, riesce a trasmettere l’afflato vivissimo che certamente deve aver caratterizzato quei momenti.

L’altro discepolo si accorge che la pietra sepolcrale è stata rimossa e, senza entrare nel sepolcro, fugge di corsa ad avvertire Pietro. E questi è il primo ad entrare (perché è stato il primo a sperimentare la fedeltà del Signore nella sua infedeltà?). Assieme vedono il lenzuolo che prima era voluminoso per il fatto che raccoglieva il cadavere di Gesù ed ora è disteso, caduto. D’altra parte l’unica cosa che c’era da vedere in quel luogo erano le bende mortuarie. Ma che cosa avevano di speciale quelle stoffe? Giovanni vuole semplicemente affermare che queste non costituiscono una prova certa per autenticare la risurrezione del Cristo. Il lenzuolo, diremmo oggi, poteva unicamente fungere da ‘indizio’ della Risurrezione; ma se esso non fosse stato nutrito da un atto di amore profondo per il Maestro di vita, Gesù, non si sarebbe approdati da nessuna parte.

 = Due elementi dominano l'intero racconto: l'incapacità di capire da parte di di tutti i personaggi, e un notevole movimento diffuso, che dà l'idea del trambusto, dell'inquietudine, dell'agitazione. In ciò possiamo leggere l'ansia del primo nucleo della chiesa nascente, che cerca i segni del Risorto. E in questa ricerca si delineano diversi atteggiamenti: c'è l'affettuosa apprensione di Maria, la veloce e agile intuizione del discepolo amato, la lentezza, forse prudente, di Pietro.

Ciò che unisce i tre personaggi è la comune collaborazione: ognuno dice all'altro il poco che ha visto o intuito, e così, insieme, arrivano a capire qualcosa, solo qualcosa, di ciò che è successo. Nella Chiesa la fede non è mai un fatto privato, ma un comune cammino nel Cristo risorto.

= Il cammino della fede, lungo e travagliato, è ancora agli inizi; non è ancora arrivato al punto tale da trasformare questi disorientati testimoni in araldi della fede. Ecco perché i due discepoli se ne tornano di nuovo a casa. A loro mancava ancora un tassello importante: Non avevano, infatti, ancora compreso le Scritture, che avrebbero dato loro una completa e più profonda comprensione del mistero di cui furono inconsapevoli testimoni. Per questo si dovrà attendere il dono dello Spirito nella Pentecoste (Gv 16,13).

Non è da trascurare un particolare: il sudario, non menzionato al momento della sepoltura, qui, invece, è meticolosamente descritto: ... il sudario, che gli era stato posto sul capo, non era per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte. Tale menzione ha una duplice finalità: da un lato, suggerisce che il cadavere non è stato trafugato, come aveva dimostrato di temere la Maddalena; e dall'altro, viene evidenziata la sostanziale differenza rispetto alla risurrezione di Lazzaro, il quale esce dalla tomba ancora avvolto dalle bende e dal sudario, segno di una morte solo momentaneamente sconfitta, ma non definitivamente vinta. Gesù, invece, se ne libera da solo, subito e in maniera  definitiva: segno di una morte che non ha più alcun potere su di lui.

In vero i primi ‘testimoni’ non avevano alcuna idea della realtà della risurrezione: attingevano alla Scrittura nozioni alquanto vaghe, riferite al giudizio universale.

= Tutte le religioni che prevedono la reviviscenza o quantomeno la non-estinzione dell’anima del defunto, presuppongono la fine della vita terrena, dopo la quale la persona (riappropriandosi o meno di un corpo) inizierebbe un'esperienza nuova: rinasce.

Solo successivamente il Cristianesimo afferma la verità, sanzionata con un dogma, che la risurrezione di Gesù in anima e corpo, anticipa e preannuncia la risurrezione della carne per tutti gli uomini.

 

3) Suggestioni

 

Sarebbe cosa buona sospendere, almeno a Pasqua il consueto operare e mettersi in puro ascolto della sconvolgente rivelazione del Crocifisso; dare ascolto alla voce che il cuore riconosce e che dice attraverso il salmo: Cercate il mio volto!

Chi ne è capace oggi, quando domina un ben altro concetto di festa? Chi saprà fare spazio al Dio di Gesù? La sfida è quella di far precedere alla ‘festa’ la scena della croce, mettendo a tacere spiegazioni e aspettative troppo umane, per credere in modo nuovo, da risuscitato.

Quanto a me, si impone un’altra suggestione terra terra: non può bastare la fede nel Risorto se non la si vive concretamente, riconoscendo i segni della risurrezione nella bocca sfamata, nella famiglia stentatamente ricostruita, nel poveraccio che gusta un abbraccio che gli è stato negato, nel cuore ‘confortato’ a fatti, nella guerra evitata attraverso la presa di responsabilità di contribuire a creare una cultura di pace a partire dal pochissimo che si può fare… Di Dio si potrà parlare quando si sarà fatto risorgere qualche disperato e qualche situazione disperata…

 

4) Una mia poesiola di decenni fa

 

Pasqua di risurrezione

Pasqua è passaggio

da frantumi di vita alla vita totale

il cui seme è divenuto germoglio

di primavera dopo l’inverno

Pasqua è tappa

d’incessante cammino dall’ingresso

trionfale -nel cui sfondo è la Croce-

verso la Vita che non muore

Pasqua è Origine pura

da cui veniamo e che in segreto

accompagna ogni sogno

di liberazione totale

Pasqua è mistero

pegno di risurrezione

dal dolore dalle prove dal male

che attraversa l’Universo

Pasqua sia per te speranza

mai del tutto compiuta

che alimenta il desiderio

di vita di vita di vita

Non andare o amico/a

oltre tal desiderio

Questo basta a rendere vera

la pasqua parziale dell’oggi

 

 

 

 

 

 

Nessun commento: