venerdì 3 marzo 2017

I Domenica di Quaresima


- Il brano del vangelo di oggi, all’inizio della quaresima, narra l’episodio delle tentazioni di Gesù, collocate nel deserto.
Il deserto non va inteso in senso geografico, anche se non è un deserto qualunque; è il luogo dell’Esodo verso la terra della libertà e il luogo della fedeltà. Si tratta di uno spazio teologico riguardante una situazione esistenziale.
Gesù sperimenta una sorta di immagine ribaltata dell’Eden. Ripercorre la cacciata dal Giardino (dell’Eden) e la peregrinazione di Israele nel deserto; e, come accadde ad Adamo e al popolo dell’alleanza, così ora è la sua fede ad essere messa alla prova.
- Nel Vangelo di Matteo, per la prima e unica volta, in questo episodio appare il diavolo,  la cui azione è quella di tentare Gesù per distoglierlo dalla sua missione.
Il tentatore viene nominato con due termini presi dalla lingua greca e ebraica, diavolo e satana, il cui significato è lo stesso: l’avversario, il sovvertitore. In quanto si oppone al progetto di Dio sull’umanità, il diavolo è contrario al bene dell’essere umano e agisce per far sì che egli rinunci alla sua libertà e alla sua piena maturazione.
- Le tre tentazioni vertono sulla prospettiva che Gesù possa vivere la propria missione in maniera alternativa a come l’aveva fino ad allora percepita. Gesù è tentato a usare il potere per se stesso; quindi ad esercitarlo su Israele e oltre i suoi confini.

1) La prima tentazione è quella del pane.

Oggi, con la crisi di portata epocale che stiamo vivendo, ci si accorge che avevano ragione i discepoli di Francesco d’Assisi: per risolvere i problemi e uscire dalla cosiddetta crisi, bisogna chiamare in causa la cultura dell’essere. Alla logica dell’avere, dell’uomo economico, il francescano propone una logica diversa, propria di un'etica del bene comune, della condivisione, della solidarietà. La cultura idolatra dell’avere è frutto di una povertà spirituale, che si è estesa nella sfera materiale. Il cuore è diventato duro come pietra, insensibile ai bisogni altrui, capace di dire all’altro che deve provvedere a se stesso senza il nostro aiuto.
La risposta di Gesù al tentatore è precisa e non ha bisogno di commento: Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. Mettendo al centro la parola di Dio, alla povertà materiale subentra la vera ricchezza e dignità della persona: il singolo non penserà solo a se stesso, ma svilupperà la capacità di spezzare il pane con gli altri, e ci sarà cibo per tutti. Utopia, questa, da intendere, non come astrazione, bensì come prospettiva per un’umanità affratellata.
2) Nella seconda tentazione il diavolo torna a lanciare a Gesù, dilatandola, la sfida a Gesù: Se sei Figlio di Dio
In un apocrifo dell’AT - il IV Libro di Esdra - si pensava che il messia, non conosciuto da nessuno, si sarebbe manifestato improvvisamente apparendo nel punto più alto del tempio, nel pinnacolo. Da ciò l’aspettativa del popolo. Allora il diavolo si finge aiutante di Gesù, e gli suggerisce ripetutamente di fare quello che il popolo si attende. A tal fine incalza: gettati giù, cioè mostrati come la gente aspetta nel punto più alto del tempio, e con un tocco di forza straordinario fa’ comprendere che tu sei veramente il figlio di Dio.
In questa contrapposizione tra botta e risposta attraverso citazioni scritturistiche, l’evangelista vuol far comprendere che sta raccontando, non un episodio della vita di Gesù, bensì tutti i contrasti provocati contro la sua missione da parte dei farisei, degli scribi, degli anziani, i quali credevano di avere la scrittura dalla loro parte per bloccare o inibire l’azione di Gesù. E infatti pone in bocca al diavolo una citazione dal salmo 91: Ai suo angeli darà ordini a tuo riguardo
Questa tentazione la ritroveremo in seguito in bocca ai sommi sacerdoti, agli scribi e agli anziani, al momento della crocifissione di Gesù: Se sei il figlio di Dio...
La risposta di Gesù consiste di un’altra citazione: Non tentare il Signore Dio tuo. Egli, distaccato, ma non insensibile al fascino delle cose terrene, sa trovare in Dio l’aiuto per vincere la tentazione.

3) Nella terza tentazione satana si traveste da esegeta rabbini­co e propone a Gesù di cedere al fascino del prodigioso, imponendo la sua messianicità con gesti straordinari, tali da condizionare gli astanti fino a dargli adesione.
- Bene a proposito la liturgia di oggi propone il salmo 50 (VI sec. a.C), quale invito ad entrare nello spirito della quaresima. Si tratta del celebre Miserere. Il salmista confessa con sentimenti penitenziali la sua debolezza e innalza un grido di aiuto dall’abisso dell’anima, dove nella prova gli spazi di Dio possono restringersi ed essere avvolti nel buio dell’impotenza.
Tale grido si risolve, alla fine, nel perfetto contrario della prova. Il salmista, dopo avere implorato la gioia di emergere dall’abisso con cuore nuovo e gioioso, si augura di potere, ormai purificato, innalzare a Dio un inno di lode:

Rendimi la gioia della tua salvezza,
….

e la mia bocca proclami la tua lode.

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Spunti dai mistici islamici, nonché da Teresa d’Avila, per vincere ogni tentazione

 

da Rumi

 

Dentro e fuori il mio cuore non c’è che Lui.

Nel mio corpo, vita, vene, sangue non sono altro che Lui.

Com’è possibile credere o non credere?

Dentro di me non c’è spazio per il dubbio: c’è  Lui ovunque.

 

Amore è vedere il bene e il bello in tutte le cose.

Lascia che la bellezza che amiamo sia ciò che facciamo.
Esistono centinaia di modi
per inginocchiarsi e baciare la terra.

 

 da Sufi, anonimo del XIX secolo

 

Aiutami a dire sempre la verità
anche in presenza dei forti,
e a non dire giammai bugie
per guadagnare gli applausi dei deboli.

Fa’ che io non resti colpito dall’illusione della gloria
quando vivrò nel successo,
né che io mi disprezzi quando proverò l’insuccesso.
Ricordami che l’esperienza di una sconfitta
nelle tue mani può trasformarsi in un successo maggiore.

O Dio ! Fammi sentire che il perdono è il maggior indice di forza,
e che la vendetta è soltanto una prova di debolezza.
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Alle poesie islamiche aggiungiamo qualche pensiero di Teresa d’Avila



- Certo bisogna imparare a pregare. E a pregare si impara pregando, come si impara a camminare camminando.

- Cercate di comprendere quali siano le risposte di Dio alle vostre domande. Credete forse che Egli non parli perché non ne udiamo la voce? Quando è il cuore che prega, Egli risponde.
- Per cominciare a raccogliersi e perseverare nel raccoglimento, si deve agire non a forza di braccia, ma con dolcezza. Quando il raccoglimento è sincero, l'anima sembra che d'improvviso s'innalzi.

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