venerdì 9 dicembre 2016

III DOMENICA di AVVENTO anno A





 
III DOMENICA di AVVENTO

 

Is 35,1-6a. 8a. 10
 
Si rallegrino il deserto e la terra arida,
esulti e fiorisca la steppa.
Come fiore di narciso fiorisca;
sì, canti con gioia e con giubilo.

Allora si apriranno gli occhi dei ciechi
e si schiuderanno gli orecchi dei sordi.
Allora lo zoppo salterà come un cervo,
griderà di gioia la lingua del muto.
Ci sarà un sentiero e una strada
e la chiameranno via santa.

 

Mt 11, 2-11

 
In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».  Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”. In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui»
 
Breve Commento
 
Dalle letture bibliche di questa domenica si potrebbe trovare l’ispirazione  per scenari simbolici: un tronco secco da cui spunta un germoglio fresco; un alito di vento insemina polline; un ciclone sradica prati e città abitati da viventi in pace (ISAIA); un profeta senza risorse terrene agglutina popoli e individui distribuendo pace e giustizia ai più deboli, fino ai confini della terra e finché dureranno sole e luna (SALMO).
Egli  èil Battistaè colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”. In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui (MATTEO). 
 
Il contesto storico di Isaia si riferisce allo scontro tra il profeta e il re Acaz che, come il suo predecessore Ezechiah, era un re che aveva deluso le attese dei fedeli di JHWH Dio. Il popolo sperava che la sua fedeltà alla Alleanza con JHWH avrebbe portato un periodo di pace e benessere. Invece i due re avevano tradito queste attese. Isaia è convinto che Dio interromperà la monarchia, come un boscaiolo che taglia a pelo di terra il tronco di un albero che non dà frutto; tuttavia, il boscaiolo JHWH non sradica l'albero perché Dio non castiga, ma purifica: innesterà un germoglio, cioè una realtà umile e debole che farà crescere un Movimento di uomini capaci di creare ciò che la monarchia non aveva creato.  All'epoca di Isaia le Campagne militari degli Assiri contro Israele si succedevano senza tregua, seminando morte, distruzione e deportazioni. Oltre alla guerra, si aggiungeva la decadenza morale e l'ingiustizia sociale anche fra la gente: latifondisti privi di scrupolo, consumatori spendaccioni, usurai, giudici corrotti, benestanti privi di solidarietà. Isaia, dopo aver denunciato queste categorie popolari passa a prospettive positive. Annuncia la venuta di un Consacrato, che, insieme con un piccolo Resto di discepoli, cambierà lo stato delle cose.
Il vangelo di questa domenica parla ancora di Giovanni Battista in carcere.
Sorprende che lui sia assalito dal dubbio se Gesù sia o non sia il Messia atteso. Infatti manda un gruppo dei suoi discepoli a chiedergli: Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?
Noi lettori non ci meravigliamo, perché abbiamo letto nella domenica scorsa che nella sua predicazione nel deserto aveva dimostrato di attendere un Cristo in lotta contro i peccatori da punire severamente. Invece Gesù risponde che la sua missione è di misericordia verso i deboli oltre che di annuncio della salvezza per tutti.
La pagina evangelica ci spinge ad accettare la sfida di non fermarci ad una lettura superficiale e a scorgere in profondità i segni di una pur timida speranza.
E’ dentro di noi che i ciechi vedono: quante volte si sono aperti i nostri occhi, chiusi a lungo dal pregiudizio, dalla superficialità e dalla disperazione.
gli zoppi camminano: quante volte i nostri passi impacciati dalla timidezza e impediti dalla paura hanno osato vie inesplorate.
i lebbrosi sono risanati: quante volte siamo riusciti a liberarci da qualcosa che poteva sfigurarci e di nuovo abbiamo accettato di stare di fronte al volto di un altro senza temere di esserne allontanati.
  i morti risuscitano: quante volte abbiamo dato vita a qualcosa di umanamente impossibile, quante volte ci siamo dischiusi abbandonando forme di disfattismo o di pessimismo.
 ..i sordi odono: quante volte abbiamo provato ad ascoltare l’altro e la vita, non a partire da nostre pre-comprensioni, ma da come essi si presentavano a noi.
ai poveri è annunciata una lieta notizia: quante volte abbiamo toccato con mano la gioia di sentirci amati quando sentivamo di non meritarlo: la gioia di uno sguardo, di una parola, di un gesto.
E beato colui che non trova in me motivo di scandalo: Per noi ci sarebbe poco di che rallegrarci per un Messia di basso profilo. È scandaloso un Dio non evidente, un Dio che non si impone e la cui rivelazione è tutta sul versante del perdono e della guarigione delle ferite umane. Beatitudine riferita a noi quando accettiamo di stare nella vita, abitati non da una logica di pretesa ma di riconoscimento e di accoglienza del reale, così com’è.
Ci sta stretto un vangelo così. Tanto è vero che per non scandalizzarci troppo, lo abbiamo riscritto e pubblicato in edizioni rivedute e corrette, fregiando il nostro Dio di tutte quelle caratteristiche che a noi umani sembrerebbero consone a un-dio-come-si-deve… Ma, ahimè, lo abbiamo spogliato di quei tratti più tipici di lui: quelli di chi, di nuovo, continuamente, si compiace di rivelarsi nei gesti del prendersi cura (comprensibili da tutti, poveri compresi) e non in percorsi che sono appannaggio di pochi.
E così abbiamo di nuovo aspettato un altro: ci siamo messi alla scuola di altri maestri, abbiamo elaborato ideologie, costruito templi, privando gli uomini della lieta notizia che Gesù era venuto a portare l’annuncio di salvezza per tutti.
Sapremo raccogliere questo invito? Sapremo sfidare la cultura permissivista e lassista di oggi ed agire controcorrente?  

 

 

Nessun commento: