venerdì 11 novembre 2016

DOMENICA XXXIII T.O. anno C


DOMENICA XXXIII T.O. anno C
 
Lc 21, 5-19
In quel tempo, 5 mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, disse: 6 «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». 7 Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?» 8 Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! 9 Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». 10 Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, 11 e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. 12 Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. 13 Avrete allora occasione di dare testimonianza. 14 Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; 15 Io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. 16 Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; 17 sarete odiati da tutti a causa del mio nome. 18 Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. 19 Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita.
 
C O M M E N T O
 
P R E M E S S A
Per inquadrare il messaggio sul quale Luca costruisce il suo vangelo facciamo una premessa di carattere generale in modo da accostarci al testo con una conoscenza essenziale sulla visione che l’evangelista ha circa la storia. Infatti egli compone una TEOLOGIA DELLA STORIA.
A capire ciò ci aiuta un versetto dello stesso Luca, al cap.16, dove dice: “La Legge e i Profeti fino a Giovanni [Battista]; da allora in poi… il regno di Dio”. Cioè l’antico Israele è alle spalle; da “allora” la nuova era.
Questo “allora” è rappresentato da Cristo, perno attorno al quale gira la storia della salvezza [interpretazione dei fatti della storia in modo da cogliervi il bene che Dio opera attraverso gli eventi].
I seguaci di Cristo vivono tale storia mettendosi in cammino verso la pienezza dei tempi, quando Cristo apparirà sfolgorante al fine di chiudere il libro della storia.
 
 
L’E P IS O D I O
In queste ultime domeniche prima dell’Avvento abbiamo visto Gesù sempre in cammino verso Gerusalemme.
Bisogna tenere sempre presente che il Gesù di cui parla Luca è presentato come se fosse tra i suoi quando ancora era vivo. Mentre, quando scrive, il Cristo accompagna la comunità nel suo cammino di fede. In essa si cerca ancora di capire la sua figura, il suo messaggio, il senso che hanno le parole pronunziate un tempo. E’ chiaro che ciascuno dei quattro evangelisti riesamina la vicenda terrena di Gesù da un proprio punto di vista. Ad esempio Luca non conclude il suo vangelo con la morte e risurrezione di Cristo come gli altri evangelisti, ma con le apparizioni dopo la sua morte, nelle quali, stranamente, gli astanti in un primo momento non riconoscono il Cristo, data la sua impalpabilità. La motivazione dell’esitazione a riconoscerlo è da trovare nel modo di vivere l’esperienza della fede. E questo suona di monito ai nuovi cristiani perché la loro conoscenza di Cristo è sulla misura della loro fede.
Quindi noi, leggendo oggi il vangelo, siamo come i primi cristiani che ripercorrono con la mente ed il cuore l’ultima tappa del cammino di Gesù.
La sua presenza, allora come oggi, è  misteriosa e da cercare nelle profondità del cuore umano.
 
I L  T E S T O
Luca scrive il suo Vangelo quando (l’80 circa d.C.) le persecuzioni contro i primi cristiani sono cominciate. E’ un periodo di crisi per la comunità: gli anni erano passati e nulla era ancora accaduto circa la realizzazione della nuova era. E la speranza si affievoliva.
Luca mira a dilatare il tempo dell’attesa e ad imbastire, come fa sempre, un vangelo della quotidianità, dei diseredati che sono poveri, hanno fame, hanno sete… Matteo e Marco dicono che per seguire Cristo bisogna prendere la croce e seguirlo, Luca aggiunge alla frase: ogni giorno: le epifanie di Dio accadono in ogni evento del presente. Il futuro è nelle sue mani.
Premesso ciò, ad una lettura poco informata,  non si capisce bene il perché Gesù avrebbe fatto previsioni tanto terrificanti e  funeste circa la fine: … v.16 Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; 17 sarete odiati da tutti a causa del mio nome…
La risposta potremo averla addentrandoci un po’ nella lettura del testo.
Luca segue da vicino Matteo e Marco, ma storicizza l’apocalittica, alludendo, prima al giudizio su Gerusalemme, poi al tempo della Chiesa e infine alla venuta finale del Figlio dell’uomo [nel giudizio universale]. Marco e Matteo collocano questo discorso nell’orto degli Ulivi, mentre per Luca Gesù si trova negli atri del Tempio in modo da rivolgere il suo discorso a tutti.
Ecco come imposta il suo racconto:
Gesù approfitta di una fatto accidentale (alcuni ammirano la grandiosa bellezza del Tempio) per toccare uno dei punti nevralgici delle delle paure umane, perché tutto, compreso il Tempio, è destinato a finire.
Gesù vuole i discepoli attrezzati nell’affrontare il disastro della distruzione del Tempio e di altri eventi difficili. Vuole incoraggiarli a rimanere al suo fianco. E perciò raccomanda di
a) non lasciarsi trarre in inganno da sedicenti profeti dell'ultima ora,
b) non preparare prima le autodifese in caso di arresto o incarcerazione.
c) ritrovare la sicurezza nella fiducia che nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto (qui Luca riprende un proverbio di Samuele e lo applica al suo caso). Essi, pur andando incontro a reali difficoltà a causa delle persecuzioni, debbono sentirsi interamente nelle mani di Dio, Padre che non  abbandona mai i suoi figli;
d) perseverare: Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita. Riguardo a questa frase, molti sono stati i commenti e le riflessioni da parte dei Padri della Chiesa e, andando avanti nella storia, da tanti altri.
 
P E R  L’O G G I
la virtù cristiana per eccellenza, l’hypomoné, è la perseveranza-pazienza, che è capacità di non disperare, di non lasciarsi abbattere nelle tribolazioni e nelle difficoltà; ed è anche capacità di sup-portare gli altri per sostenerli.
Pur con il suo linguaggio a­pocalittico il brano non racconta la fine del mondo, ma il fine, il significato, il mistero del mondo circa il male che insidia e distoglie dalla certezza della fede.
Ci sono tempi difficili e bui in cui al credente è chiesto semplicemente di resistere, di rimanere saldo, di custodire l’interiorità, di mantenere la fede, di salvaguardare la propria umanità, di preservare la propria anima dal caos e dalla confusione. Chi persevera è come chicco di grano caduto a terra, nascosto, ma che darà frutto.
Scriveva Dietrich Bonhoeffer dal carcere di Tegel nel 1944: Noi dovremo salvare, più che plasmare la nostra vita, sperare più che progettare, resistere più che avanzare. Ma noi vogliamo preservare a voi giovani, alla nuova generazione, l’anima con la cui forza voi dovrete progettare, costruire e plasmare una vita nuova e migliore.
La perseveranza che salva l’anima non è dunque nulla di intimistico, ma atto della responsabilità storica di chi osa pensare il futuro, oltre e dopo se stesso.
Il vangelo ci conduce sul cri­nale della storia: da un lato il versante oscuro della violen­za, il cuore di tenebra che di­strugge, dall'altro il versante della tenerezza che salva.

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