venerdì 20 marzo 2015

V DOMENICA di QUARESIMA anno B

I testi

Ger 31,31-34
Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore –, nei quali con la casa d’Israele e con la casa di Giuda concluderò un’alleanza nuova. Non sarà come l’alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dalla terra d’Egitto, alleanza che essi hanno infranto, benché io fossi loro Signore. Oracolo del Signore. Questa sarà l’alleanza che concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni – oracolo del Signore –: porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Non dovranno più istruirsi l’un l’altro, dicendo: «Conoscete il Signore», perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande – oracolo del Signore –, poiché io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato.
Sal 50
Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.
      Crea in me, o Dio, un cuore puro,
      rinnova in me uno spirito saldo.
      Non scacciarmi dalla tua presenza
      e non privarmi del tuo santo spirito.
Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Insegnerò ai ribelli le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno.
Eb 5,7-9
Cristo, nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito.
Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.
Gv12,20-33
20 Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. 21 Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». 22 Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. 23 Gesù rispose loro: È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. 24 In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. 25 Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. 26 Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. 27 Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! 28 Padre, glorifica il tuo nome. Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!». 29  La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». 30 Disse Gesù: Questa voce non è venuta per me, ma per voi. 31 Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. 32 E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me. 33 Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.

Veloce sguardo d’insieme sui testi

Nella prima lettura il profeta Geremia annuncia che ci sarà una nuova alleanza, non più scritta su pietra ma impressa nel cuore.
Nel salmo l’autore chiede al Signore di creargli un cuore puro, cioè capace di amare veramente; implora perdono per tutti i suoi peccati e il dono del suo santo spirito. Egli, da parte sua, promette di annunciare a tutte le genti, con umiltà, le sue vie affinché esse possano tornare a Lui.
Nella seconda lettura, dalla lettera agli Ebrei, viene presentato un Cristo che nell'ora della morte si manifesta, non come un Dio, ma in tutta la sua umanità; infatti chiede l’allontanamento della prova finale, ma nello stesso tempo si consegna al Padre nell'obbedienza più completa. Attraverso questo gesto di estrema generosità egli arreca salvezza a sé e a tutti coloro che sapranno fare la stessa offerta.
Nel brano del vangelo, che segue immediatamente la narrazione dell'ingresso di Gesù a Gerusalemme, l’azione si svolge a partire dalla domanda di alcuni greci che vogliono vedere Gesù. Ed ecco l'annuncio dell'ora della sua passione e morte che, in fasi successive, viene indicata come momento della sua glorificazione.

Analisi del brano evangelico

20 Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci.
Tra la folla dei pellegrini giunti a Gerusalemme per la Pasqua e che avevano accolto trionfalmente Gesù, sono identificati i Greci, i quali figurano tra coloro che sono considerati stranieri in quanto di diversa provenienza religiosa.
21 Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù».
E naturale che i Greci si rivolgano all’apostolo Filippo (già il suo nome è greco) perché egli, essendo di Betsàida, situata fuori dalla Giudea e luogo di confine con i territori pagani, poteva avere una mentalità più aperta degli altri, tutti fortemente nazionalisti.
Era davvero difficile vedere Gesù per coloro che erano considerati non conformi alla Legge, in quanto irrispettosi delle regole di purità.
22 Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù.
Filippo appare insicuro e condizionato dalla tradizione nazionalista e per questo si consulta con Andrea (anche lui dal nome greco), uno dei due discepoli che fin dall’inizio aveva seguito Gesù.
23 Gesù rispose loro: È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato.
Gesù, più che rispondere alla richiesta, parla della fatidica ora che rintocca in tutto il corso del vangelo di Giovanni. L’ora della morte in croce è l’ora dell’epifania dell’amore di Cristo, vissuto all’estremo per tutti gli esseri umani.
24 In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.
Introdotta dalla formula solenne amen, amen, vi dico, l'immagine del granello che deve morire per dare frutto sottolinea la fecondità e la necessità della sua morte imminente (Giovanni si scosta dalle analoghe parabole sinottiche che evidenziano la potenza del regno di Dio).
Il riferimento al grano richiama anche alcuni passi del discorso sul pane di vita del cap.6 e altri testi, come quello della vite e i tralci del cap.15.
25 Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna.
Questo versetto spiega ulteriormente l'idea espressa nel precedente. L'uso di parole diverse in greco per indicare la vita è significativo: psyché si riferisce alla vita di questo mondo, ed è opposta alla zoè aiònios, la vita eterna. La contrapposizione è rafforzata dai verbi antitetici amare-odiare (da intendere secondo l'uso semita) e perdere-custodire.
I sinottici riportano più volte questo insegnamento, ma nel testo di Giovanni assume un significato specifico a causa del contesto in cui è inserito. Infine è da ricordare che la vita eterna per Giovanni è la comunione con Dio.
26 Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà.
Continuando il discorso del versetto precedente, il testo afferma che anche i seguaci dovranno seguire la via del maestro.
L’evangelista scrive tenendo presente la storia di Israele, in particolare la persecuzione e la fuga del re Davide, inseguito dal proprio figlio Assalonne. Davide, abbandonato da tutti i connazionali in quanto straniero passato al servizio di YHWH, promette a Lui incrollabile fedeltà con le parole: Per la vita del Signore e la tua, o re, mio signore, in qualunque luogo sarà il re, mio signore, per morire o per vivere, là sarà anche il tuo servo (2Sam 15,21).
È anche opportuno ricordare che la scena è ambientata nella valle del Cedron, la stessa dove Giovanni ambienterà la cattura di Gesù.
Il termine servitore (=diacono), significa aiutante, collaboratore. Gesù avverte che non lo si può servire-aiutare standogli lontano, a distanza di sicurezza, ma occorre seguirlo, anche a costo della perdita della vita per ottenere il riconoscimento del Padre.
27 Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora!
Riprende il tema dell'ora. Giovanni sembra qui anticipare la preghiera accorata di Gesù nell'orto degli ulivi e la sua piena adesione alla volontà del Padre.
Il senso della preghiera di Gesù, in cui è utilizzato il verbo sozo, salvami, più che una richiesta rivolta al Padre perché allontani la prova della passione e morte (che non sarebbe in linea con quanto affermato nel vv.24-25), appare come la richiesta di trovare sostegno nella lotta che sta per affrontare.
28 Padre, glorifica il tuo nome. Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».
La voce udita dall’esterno è in realtà una voce interiore dalla quale Gesù è confortato nella sua debolezza umana e sospinto verso la dimensione gloriosa.
29  La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». 30 Disse Gesù: Questa voce non è venuta per me, ma per voi.
Quanto la voce afferma è destinato ai presenti, o meglio ai lettori (come nell'episodio della Trasfigurazione, che secondo alcuni esegeti Giovanni inserisce qui velatamente).
Nella lingua ebraica qol ha il significato sia di voce che di tuono (Es 19,16.19). Era così che Dio parlava con Mosè: Mosè parlava e Dio gli rispondeva con una voce.
31 Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori.
La prospettiva specifica di Giovanni è evidente se confrontiamo questo versetto con Lc 22,53 quando Gesù, appena prima di essere arrestato, afferma: "questa è la vostra ora e il potere elle tenebre". Mentre Luca mette in luce il ruolo del maligno nella passione, il quarto vangelo è interessato a mostrare che proprio nella passione la forza del male viene definitivamente sconfitta.
32 E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me. 33 Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.
Mentre il versetto precedente parla della vittoria di Cristo in negativo, indicando la sconfitta del maligno, questo ne parla in positivo, affermando la sua elevazione-glorificazione: la croce è l'inizio della sua risalita verso il Padre.
33 Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.
Il commento finale dell'evangelista non è una semplice esplicitazione: è l'affermazione che la morte di Gesù, legata alla sua ora, è conforme alla volontà del Padre, il quale lo vuole glorificare.
 
Una riflessione

In tutte le crisi che attraversiamo non possiamo preoccuparci solo di noi stessi, chiudendoci nella solitudine: il chicco di grano deve morire in quanto chicco se vuole fruttificare.
La vera morte è la sterilità di chi non offre in dono la propria vita ma vuole conservarla gelosamente.

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