Le
“tentazioni” di Gesù
17 febbraio 2013 I DOMENICA DI QUARESIMA Anno C
Deuteronomio 26, 4-10; Romani 10, 8-13
Luca 4, 1-13
In quel tempo, 1 Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal
Giordano ed era guidato dallo spirito nel deserto, 2 per quaranta giorni,
tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono
terminati, ebbe fame. 3 Allora il diavolo gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio,
di’ a questa pietra che diventi pane”. 3 Allora il diavolo gli disse: “Se tu
sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane” 5 Il diavolo lo
condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra 6 e gli
disse: “Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data
e io la do a chi voglio. 7 Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me,
tutto sarà tuo” . 8 Gesù gli rispose: “Sta scritto: Il Signore, Dio tuo,
adorerai: a lui solo renderai culto” . 9 Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul
punto più alto del tempio e gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di
qui; 10 sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché
essi ti custodiscano; 11 e anche: Essi ti porteranno sulle loro mani perché il
tuo piede non inciampi in una pietra”. 12 Gesù gli rispose: “È stato detto: Non
metterai alla prova il Signore Dio tuo”. 13 Dopo avere esaurito ogni
tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.
sulla traccia di
autorevoli esegeti
Abituati
come siamo a leggere le scene del Vangelo come chi legge una storia o un
racconto che intriga, siamo praticamente incapaci di interpretare correttamente
determinate scene; e quella delle tentazioni di Gesù è una delle più eloquenti.
L’interpretazione letterale ha introdotto una serie di categorie che si
addicono perfettamente alla fantascienza; generalizzando, si può affermare che
ci si comporta con il Vangelo come un ignorante che volesse interpretare alla
lettera i geroglifici egiziani. *
Luca usa il linguaggio dei simboli per esprimere realtà che difficilmente
potrebbero essere descritte altrimenti. E’ doveroso
a) non
immobilizzare tali simboli nella griglia di un realismo dannosamente ingenuo
che ridurrebbe la figura di Gesù a quella di un santone taumaturgico, b) non appiattirne la
ricchezza semantica con un freddo razionalismo che li svuoterebbe del senso di
ulteriorità, senza il quale l’umanità sarebbe ben povera. * Nel caso del Vangelo di oggi, è fuorviante mettere in dubbio il riferimento ad una
precisa esperienza di Gesù, testimoniata anche dal semplice fatto che
difficilmente la comunità cristiana delle origini sarebbe stata in grado di
inventare l’impianto del racconto. Non è improbabile che Cristo sia stato
interiormente tentato – e non attraverso un solo episodio - a scegliere vie
alternative alla missione indicatagli dal Padre. Detto in altri termini, Gesù
stesso avrebbe potuto confidare la sua esperienza ai più vicini tra i seguaci.
E proprio questi ne saranno trasmettitori, impostando, alla maniera semitica,
una sceneggiatura in tre atti emblematici, non senza il ricorso ad una sorta
di controversia scritturistica, in cui satana si traveste quasi da esegeta
rabbinico (e ciò nulla toglie alla base della cosiddetta tentazione). * Il nocciolo
della narrazione verte sulla subdola sfida del diavolo, che spinge
Cristo a fare a meno dei limiti, che sono segni della creaturalità, ma che Gesù
pone sotto lo sguardo di Dio con atteggiamento adorante, espresso dalla
genuflessione (così come farà lui stesso, a dire di Giovanni, quando lava i
piedi ai discepoli).
Analisi di alcuni
versetti
v.2 Per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla
in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame - I quaranta
giorni della durata delle tentazioni (che è quella di una generazione)
riducono a scala individuale i quarant’anni che, secondo il racconto
dell’Esodo, il popolo trascorse nel deserto: rappresentano il tempo
dell’attività di Gesù. Il Non mangiò nulla non si riferisce al digiuno
religioso; e la fame conseguente andrebbe collegata più che alla
fame fisica a qualcosa di più: Gesù dirà più avanti, al momento della sua
passione: Lc 22,15-16 “ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con
voi, prima della mia passione, perché non la mangerò più finché essa non si
compia nel Regno di Dio”; la sua fame è aspirazione a lanciare nell’umanità il
messaggio liberatorio del Regno di Dio sulla terra.
v.3 Allora il
diavolo gli disse: Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi
pane -
Il pane è grano divenuto cibo quotidiano; ed è ben altro che una pietra.
Suggestiva la rilettura questa tentazione in Fèdor Dostoevskij
nella Leggenda del grande
inquisitore:
“Vedi queste pietre nel deserto nudo e infuocato? Mutale in pane e l'umanità ti
seguirà come un gregge docile e riconoscente, anche se eternamente timoroso che
tu possa ritirare la tua mano e privarlo dei tuoi pani”. Il grande autore
lancia l’avvertimento su un Gesù inquadrato nell’orizzonte illusionista, il
quale tradirebbe la sua condizione umana, servendosi di prerogative divine per
affermare la sua messianicità.
v.4 Gesù gli
rispose: Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo –
Gesù,
tentato di mutare una pietra in pane, è istigato a compiere un'azione in grado
di convincere gli uomini perché riconoscano in lui il vero liberatore. E’ il
caso di ricordare che la richiesta del diavolo sarà la stessa fatta dalle folle
a Gesù, tanto che egli sarà costretto a dire - cf. Gv: 6,15 In verità vi
dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato
di quei pani e vi siete saziati.
13 Dopo avere
esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento
fissato -
Il momento fissato è indicativo del fatto che satana non desisterà dalle
sue intenzioni, fino a tentare Giuda ed a far rinnegare Pietro.
L’elemento
più pericoloso del progetto satanico è la proposta, non tanto di un fine
perverso, quanto dell’uso di mezzi efficaci per il maggior bene, in modo da
fare dell’essere umano uno schiavo soddisfatto. *
L’essenza del messaggio evangelico è nel suo significato universalistico.
Non è un caso che Etty Hillesum, ebrea non praticante, ignorante di Sacra
Scrittura e di qualsiasi atteggiamento di adorazione, ad un tratto, dentro
l’inferno di Auschwitz, si sia trovata, senza sapere il perché, genuflessa di
fronte al soprannaturale che irrompeva nella sua esistenza. * Tutti
abbiamo bisogno di idoli. Questi possono essere sconfitti attraverso
l’adorazione supplice di fronte al Mistero. * Turoldo, ricalcando la posizione di
Dostoevskij, così traccia poeticamente il senso del colloquio messo in
scena nel Vangelo: Fratello
Ateo, nobilmente pensoso, / alla ricerca di un
Dio / che io non so darti, / attraversiamo
insieme il deserto. / Di deserto in
deserto / andiamo oltre la foresta delle fedi, / liberi e nudi
verso, / il Nudo Essere / e là dove la parola
muore / abbia fine il nostro cammino.
1 commento:
Le tentazioni di Gesù sono come le nostre... come Gesù, possiamo vincerle adorando l'unico Dio.
Questo ho capito.
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