Gv 20.19-23
19 La sera di quel giorno, il primo della
settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i
discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro:
"Pace a voi!". 20 Detto
questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il
Signore. 21 Gesù disse loro
di nuovo: "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando
voi". 22 Detto questo soffiò e disse loro: "Ricevete lo
Spirito Santo. 23 A coloro a cui
perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non
saranno perdonati".
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Commento
Nella tradizione ebraica, la Pentecoste, o festa delle
Settimane, commemorava la stipulazione dell’alleanza tra Dio e Israele e dunque
anche il dono della Legge, la Torah; legge
che Dio aveva dato a Mosè scrivendola su due tavole di pietra. La festività
è legata alle primizie del raccolto. Le sette settimane corrispondono al
periodo di disgrazie accadute al popolo di Israele; alla fine di tale periodo
luttuoso si celebrava una festa gioiosa.
- Matteo e Marco non parlano esplicitamente della
Pentecoste, ma ne accennano indirettamente. In particolare Marco parla dello
Spirito nel cap.13,11, dove Gesù dichiara: E quando
vi condurranno via per consegnarvi, non preoccupatevi di ciò che dovrete dire,
ma dite ciò che in quell’ora vi sarà dato: perché non sarete voi a parlare, ma
lo Spirito Santo.
Lo
stesso Marco pone al centro del suo vangelo la trasfigurazione, che sostituisce
i racconti della risurrezione. Egli focalizza un concetto: seguire Gesù
significa lasciarsi trasformare da Lui, come chi incontra il fuoco, si
infiamma.
- Giovanni allude alla
Pentecoste attraverso il ricordo del giorno in cui Maria di Magdala incontrò per
prima il Risorto. L’evangelista aveva già ritratto Gesù nel momento della morte
con una frase incisiva: Chinato il capo,
consegnò lo spirito, aggiungendo che subito dopo fuoriuscì dal costato
aperto sangue e acqua, segni, anch’essi dello Spirito.
- E’ Luca negli Atti degli Apostoli a parlare specificamente della
Pentecoste; termine, questo, che deriva dal greco pentēkostḗ (hēméra) = cinquantesimo (giorno) dopo
la pasqua.
La differenza tra gli evangelisti nella narrazione ha poca
importanza. Centrale, invece, è la comprensione del significato profondo dell’essere
e dell’agire dello Spirito. Gesù, morendo e risorgendo (nello stesso momento), non
solo rivela il suo vincolo di amore col Padre, ma anche lo offre in dono a chi
lo segue.
- Si può trovare una motivazione a questo raccontare in
maniera diversa soprattutto tra Giovanni e Luca. Questi, infatti fa
intercorrere cinquanta giorni mentre Giovanni la risurrezione di Gesù coincide
con effusione dello Spirito. Egli, vedendo la Pentecoste come l’attuazione
della nuova Alleanza attraverso il dono dello Spirito, propone come unica legge
quella interiore, scavata nel cuore e nella vita dei credenti; secondo la
profezia di Geremia 31,33: Questa sarà
l’alleanza che concluderò con la casa di Israele dopo quei giorni – oracolo del
Signore – porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora
io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Per Giovanni pone
l’accento sullo Spirito donato in pienezza.
Si può anche trovare una seconda motivazione alla
diversità tra i due evangelisti. Per Luca, con la Pasqua tutto è stato donato. Egli
con la comunità sa che, se tutto è stato donato, non Tutto è immediatamente
accolto. C’è bisogno di tempo per interiorizzare il dono al fine di farlo
maturare e fruttificare a vantaggio degli altri. Cinquanta (giorni) è cifra
simbolica, usata per indicare che ci va tempo per assimilare dl dono. [E tutti coloro che fanno tale
esperienza, sanno che, in realtà, ci va tutta una vita].
Nella liturgia odierna il dono dello Spirito celebrato a Pentecoste è intravisto come
linguaggio della comunità cristiana, la quale riesce a comunicare ad
extra le opere di Dio (I lettura),
come principio ordinatore che regola i doni e
i ministeri all’interno della comunità secondo il principio dell’utilità
comune (II lettura), come
forza escatologica che stabilisce la pace
nella comunità e consente ai discepoli di rimettere i peccati (vangelo).
E’
questo mandato del perdono dei peccati il fulcro del vangelo di oggi.
Nella frase i discepoli
gioirono nel vedere il Signore è compendiato il forte senso della liberazione dai peccati. Anziché
la Legge che punisce la comunicazione del dono che tocca il cuore, e la pace
che Gesù invoca ripetutamente nell’annunziarla, cancella la paura e dà il via
all’opera di evangelizzazione.
Al versetto 20 leggiamo: Detto questo,
soffiò. L’evangelista ripete
le stesse azioni di Dio sul primo uomo, come si legge nel Libro del Genesi: Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con
polvere dal suolo, soffiò nelle sue narici, un alito di vita, e l’uomo divenne
un essere vivente.
Gesù completa la creazione [e tale compito
spetta anche a noi], comunicando all’essere umano la capacità d’amore
che il Padre ha comunicato a Gesù e che ora Gesù comunica a quanti accolgono il
suo invito a prolungare con il loro amore, l’amore che hanno ricevuto.
Nella frase del v.23 si dice: A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno
perdonati… In verità nel testo
non si usa il verbo perdonare, ma liberare dai
peccati. E ciò perché il peccato è frutto di una direzione sbagliata di
vita.
La Pentecoste è la festa di questa liberazione che la
Pasqua ci ha donato; liberazione che raggiunge le nostre vite quotidiane.
PENSIERI che possono aiutare
Panikkar: Perdonare
significa de‐creare
il male.
G. Vannucci: Lo
Spirito consolidi in ciascuno di noi la certezza
più umana che abbiamo e che tutti ci compone in unità: l'aspirazione alla pace,
alla gioia, alla vita, all'amore.
L. Pozzoli: La fede non è un fatto crepuscolare,
umbratile, da vivere solo nella penombra delle chiese. La fede è un fuoco. La fede
la si gioca allo scoperto, nella città, nelle piazze, nella vita di tutti i
giorni.
A. de Saint-Exupery: Non ti chiedo,
o Signore, miracoli o visioni, ma la forza di affrontare il quotidiano. -
Preservami dal timore di poter perdere qualcosa della vita. - Non darmi ciò che desidero ma ciò di cui ho
bisogno.- Insegnami l’arte dei piccoli passi.
Gioele 3,1 sgg.: Dopo questo, sopra ogni carne / Io effonderò il mio
Spirito / I vostri figli e le vostre figlie profeteranno / I vostri vecchi
avranno dei sogni / I vostri giovani avranno visioni. / Anche sopra gli schiavi
e le schiave / in quei giorni effonderò il mio Spirito.
Sal 4. 7:
Sopra di noi è impressa la luce del tuo volto, o Signore.
Giovanni della Croce: Fuori da Dio, tutto è stretto.
Rm 12,2: Non conformatevi alla mentalità di questo
secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente.
J.Maritain: L’uomo
è come un mendicante del cielo.
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