DOMENICA III T.O. anno A
Mt
4, 12-23
12 Quando Gesù seppe che Giovanni era stato
arrestato, si ritirò nella Galilea, 13 lasciò Nazaret e andò ad abitare a
Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, 14
perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: 15
Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, / sulla via del mare, oltre il Giordano, /
Galilea delle genti! / 16 Il popolo che abitava nelle tenebre / vide una grande
luce, / per quelli che abitavano in regione e ombra di morte / una luce è
sorta. 17 Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: Convertitevi, perché il
regno dei cieli è vicino. 18 Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide
due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le
reti in mare; erano infatti pescatori. 19 E disse loro: Venite dietro a me, vi
farò pescatori di uomini. 20 Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. 21
Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni
suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro
reti, e li chiamò. 22 Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo
seguirono. 23 Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro
sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e
di infermità nel popolo.
Commento
PREMESSA SU MATTEO
=
Il vangelo secondo Matteo non è opera scritta da una sola persona, ma proviene
dall'insieme di diverse tradizioni, dapprima orali e confluite nel corso di
parecchi anni in un testo, la cui iniziale sistemazione sarebbe stata, secondo
la tradizione, opera dell'apostolo Matteo-Levi. Il primo racconto che era
scritto in aramaico, è andato perduto. L'attuale testo greco è invece opera di
un giudeo-cristiano della seconda generazione (cioè della seconda metà del I°
sec.), il quale parlava bene il greco ed aveva assimilato le tradizioni e i
problemi della sua comunità. Questa si trovava quasi certamente in Siria, ad
Antiochia. Egli utilizzò il vangelo di Marco, che è del 65-70 d.C.,
nonché una fonte di detti del Signore proveniente dal testo
aramaico, e stese un racconto della vita di Gesù dando ampio spazio ai suoi
discorsi. Quel che egli si proponeva era una catechesi post-battesimale
destinata a neoconvertiti, la cui stesura definitiva si colloca tra l'80 e
il 100 d.C.
= Due
particolari di questo testo sono propri del modo in cui Matteo scrive il suo
Vangelo e meritano attenzione. a) Il
primo è il frequente riferimento all'Antico Testamento, cosa che non era certo
un’invenzione di Matteo; infatti lo stesso Gesù viene presentato dai vangeli
come un Maestro che insegna ai suoi discepoli. b)
Il secondo consiste nel fatto che l’evangelista, per aiutarci a conoscere
meglio Gesù, accanto alle citazioni dell'AT, impiega anche immagini simboliche,
le quali riassumono ed unificano intere sezioni del vangelo e della vita di
Gesù. E' come se attraverso queste immagini ci fosse dato un titolo sintetico,
che aiuta a leggere il tema centrale di tutta una parte di Vangelo.
Il BRANO ODIERNO
= Dopo
aver annunciato con le tentazioni nel deserto l’opera di salvezza sul Male e
sulla morte, ora la memoria evangelica – concorde nei tre evangeli sinottici di
Matteo, Marco e Luca – proclama in modo semplice e diretto la dimensione
universale della missione di Gesù, rivolta non solo a Israele ma a tutte le
genti. Questa è la ragione del piccolo spostamento di residenza che Gesù
compie: da Nazaret a Cafarnao, città posta al confine del territorio di
Israele.
Ora che
Giovanni è in carcere, consegnato,
Gesù avrebbe potuto prendere il suo posto nella predicazione e nel battezzare
ed essere lui come punto di riferimento per la fede e il cammino di conversione
di tutto il popolo che prima accorreva attorno a Giovanni. Invece il
trasferimento in Galilea indica la sua scelta di allontanarsi e scomparire, perché
si adempisse così la profezia di Isaia, nella quale si parla di un mistero di
umiliazione e di gloria. La versione molto libera della profezia di Isaia
dilata l’attesa del Messia, Salvatore di tutta l’umanità, accomunata da quelle tenebre e da quell’ombra di morte che Israele ha ben conosciuto per la sua elezione e
per la parola dei profeti, e quindi in attesa, quasi sempre inconsapevole,
della salvezza.
= E’ molto
interessante che il primo annuncio di Gesù sia letteralmente identico a quello
che è scritto nel cap. terzo di Matteo, con la sola differenza che, mentre il Battista invitava a
volgersi verso l’evento salvifico reso presente in Gesù nel suo affacciarsi
alla storia dell’umanità, Gesù annuncia la sua stessa persona come fonte di
salvezza universale.
= Il
nostro brano, che apre una lunga sezione nelle quale Gesù annuncia la venuta
del Regno di Dio, ci propone l'immagine della luce che si accende nel buio e
guida il popolo nel suo difficile cammino. Il brano di
oggi ne contiene una, tratta dalla prima lettura del profeta Isaia: Il popolo che camminava nelle tenebre vide una
grande luce… Ebbene, la predicazione del Nazareno ha inizio in un luogo
povero e oscuro: Egli reca a coloro che abitavano ai margini della storia una
parola di grande consolazione e speranza, che supera ampiamente le aspettative
del tempo circa il regno di Dio.
=
Fino ad ora ci sono diverse versioni sul compito che il Messia si sarebbe
assunto: secondo alcuni avrebbe restaurato la dinastia di Davide sottomettendo
le nazioni nemiche al popolo eletto; secondo altri, il dominio del male era
così potente che il regno di Dio sarebbe giunto solo in un mondo futuro,
trascendente rispetto al mondo presente; secondo altri avrebbe realizzato ciò
che la Legge considerava possibile a chi obbediva alla legge.
=
Il testo greco dice che il regno enghiken,
cioè è vicino, viene; c'è e non c'è ad un tempo; è manifesto, ma è anche
misterioso. Esso è infatti presente nella persona stessa di Gesù, ma richiede,
da parte di chi l’avrebbe visto brillare nella storia, la conversione, cioè il
cambiamento di mentalità, la disponibilità ad accogliere una logica diversa da
quella mondana, la capacità di relativizzare tutto rispetto all'Assoluto.
=
Subito dopo, il vangelo-catechesi di Matteo offre due concreti esempi di questa
conversione. Mentre cammina sulle rive del lago di Galilea, il Maestro vede due
coppie di fratelli intenti al lavoro di pescatori e dice loro: 19 Seguitemi, vi farò pescatori di uomini. 20 Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono. Il racconto è certamente
schematico, non vuole presentare il fatto così come sarebbe avvenuto in
concreto (probabilmente ci furono più incontri tra i pescatori e Gesù); si
propone di tracciare una narrazione esemplare in cui risalti ciò che veramente
conta: l'incontro con Gesù non ammette tentennamenti o mezze misure, lo
stacco dalla vita precedente deve essere netto. Nel v.22 leggiamo un laconico Lo seguirono (senza esitazioni); al contrario
della scuola dei rabbini, dove si imparava a interpretare la Legge, qui non è
richiesto lo studio, ma la sequela, la condivisione della vita del Maestro,
l'apprendimento dei contenuti del Regno così come Gesù li aveva espresso e
realizzato. Certo, tutto il vangelo di Matteo sarà un'esplicitazione di tali
contenuti, ma già il v.23 (l'ultimo del brano evangelico di questa domenica)
presenta un sintetico sommario dell'attività di Gesù: predicava la buona novella e curava ogni sorta di malattie e di
infermità del popolo. La prima manifestazione del Regno
è dunque l'amore compassionevole con cui Gesù si china su chi soffre e lo
libera dalla schiavitù della malattia.
RIFLESSIONI
Mi limito a ribadire il
concetto più importante circa quella che è ripetutamente chiamata conversione
Non è un caso che
Matteo stia facendo iniziare il ministero di Gesù nella città di Cafarnao.
Secondo la profezia di Isaia, il Messia doveva cominciare la sua missione in un
territorio avverso e in una situazione poco rassicurante, perché avrebbe
incontrato un popolo refrattario e duro di cuore. Da ciò deriva il fatto che il
primo messaggio di Gesù è un invito perentorio alla conversione: convertitevi. Con questo verbo così denso e
impegnativo si vuole indicare la radicale trasformazione del senso della
propria vita, il mutamento della forma mentis, cioè dei propri punti di vista e
orientamenti personali. Matteo commenta tale comando-invito attraverso la
pronta risposta dei pescatori, i quali l’hanno sicuramente sentito risuonare
nel cuore e sono stati fiduciosi in Colui che li ha ‘chiamati’.
La conclusione del
brano di oggi è una sintesi affascinante della vita di Gesù. Egli cammina verso
e con noi, gente dalla vita ordinaria e mostra con ogni suo gesto che Dio è
presente in chi manifesta con i fatti la propria fede. Non è quello che
chiede anche a noi?
PERSONALE
Mentre medito ciò che scrivo, mi chiedo se non sia il caso
di applicareanche a Maria, di cui si parla così poco, la stessa conclusione del
brano odierno, dove si ritrae il fare ordinario della vita di Gesù. Chi meglio
di lei, nel silenzio della parola e nel
nascondimento dei gesti, sintetizza meglio l’essenza del fare la verità?
Per personalizzare quanto sto affermando, mi affido ad una
modesta poesiola scritta tanti anni fa:
ormai ti vedo
mamma sorella amica
tra tante e tanti
incontrati nel tempo fugace
ormai ti vedo accanto
all’umanità che attende
segretamente la salvezza
con il peso del dolore e la gioia
della fiducia
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