- Il brano del vangelo
di oggi, all’inizio della quaresima, narra l’episodio delle tentazioni di Gesù,
collocate nel deserto.
Il deserto non va inteso in senso geografico, anche se non è
un deserto qualunque; è il luogo dell’Esodo verso la terra della libertà e il luogo
della fedeltà. Si tratta di uno spazio teologico riguardante una situazione
esistenziale.
Gesù sperimenta una sorta di immagine ribaltata
dell’Eden. Ripercorre la cacciata dal Giardino (dell’Eden) e la peregrinazione
di Israele nel deserto; e, come accadde ad Adamo e al popolo dell’alleanza,
così ora è la sua fede ad essere messa alla prova.
- Nel Vangelo di Matteo, per la prima e unica
volta, in questo episodio appare il diavolo, la cui azione è quella di tentare Gesù per
distoglierlo dalla sua missione.
Il tentatore viene
nominato con due termini presi dalla lingua greca e ebraica, diavolo e satana,
il cui significato è lo stesso: l’avversario,
il sovvertitore. In quanto si oppone al progetto di Dio sull’umanità, il
diavolo è contrario al bene dell’essere umano e agisce per far sì che egli
rinunci alla sua libertà e alla sua piena maturazione.
- Le tre tentazioni
vertono sulla prospettiva che Gesù possa vivere la propria missione in maniera
alternativa a come l’aveva fino ad allora percepita. Gesù è tentato a
usare il potere per se stesso; quindi ad esercitarlo su Israele e oltre i suoi
confini.
1) La prima tentazione è quella del pane.
Oggi, con la crisi di portata epocale che stiamo vivendo, ci
si accorge che avevano ragione i discepoli di Francesco d’Assisi: per risolvere
i problemi e uscire dalla cosiddetta crisi, bisogna chiamare in
causa la cultura dell’essere.
Alla logica dell’avere, dell’uomo economico, il francescano propone
una logica diversa, propria di un'etica del bene comune, della condivisione,
della solidarietà. La cultura idolatra dell’avere
è frutto di una povertà spirituale, che si è estesa nella sfera materiale. Il
cuore è diventato duro come pietra, insensibile ai bisogni altrui, capace di
dire all’altro che deve provvedere a se stesso senza il nostro aiuto.
La risposta di Gesù al tentatore è precisa e non ha bisogno
di commento: Sta
scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca
di Dio. Mettendo al centro la parola di Dio, alla povertà
materiale subentra la vera ricchezza e dignità della persona: il singolo non
penserà solo a se stesso, ma svilupperà la capacità di spezzare il pane con
gli altri, e ci sarà cibo per tutti. Utopia, questa, da intendere, non come
astrazione, bensì come prospettiva per un’umanità affratellata.
2) Nella seconda tentazione
il diavolo torna a lanciare a Gesù, dilatandola, la sfida a Gesù: Se sei Figlio di Dio…
In un apocrifo dell’AT - il IV Libro di Esdra - si pensava
che il messia, non conosciuto da nessuno, si sarebbe manifestato
improvvisamente apparendo nel punto più alto del tempio, nel pinnacolo. Da ciò
l’aspettativa del popolo. Allora il diavolo si finge aiutante di Gesù, e gli
suggerisce ripetutamente di fare quello
che il popolo si attende. A tal fine incalza: gettati giù, cioè mostrati come la gente aspetta nel punto
più alto del tempio, e con un tocco di forza straordinario fa’ comprendere che
tu sei veramente il figlio di Dio.
In questa contrapposizione tra botta e risposta attraverso
citazioni scritturistiche, l’evangelista vuol far comprendere che sta
raccontando, non un episodio della vita di Gesù, bensì tutti i contrasti
provocati contro la sua missione da parte dei farisei, degli scribi, degli
anziani, i quali credevano di avere la scrittura dalla loro parte per bloccare
o inibire l’azione di Gesù. E infatti pone in bocca al diavolo una citazione dal
salmo 91: Ai
suo angeli darà ordini a tuo riguardo…
Questa tentazione la ritroveremo in seguito in bocca ai
sommi sacerdoti, agli scribi e agli anziani, al momento della crocifissione di
Gesù: Se sei il figlio di Dio...
La risposta di Gesù
consiste di un’altra citazione: Non tentare il Signore Dio tuo. Egli, distaccato,
ma non insensibile al fascino delle cose terrene, sa trovare in Dio l’aiuto per
vincere la tentazione.
3) Nella terza tentazione satana si traveste da esegeta rabbinico e
propone a Gesù di cedere al
fascino del prodigioso, imponendo la sua messianicità con gesti straordinari,
tali da condizionare gli astanti fino a dargli adesione.
- Bene a proposito
la liturgia di oggi propone il salmo 50 (VI sec. a.C), quale invito ad entrare
nello spirito della quaresima. Si tratta del celebre Miserere. Il salmista confessa con sentimenti penitenziali la sua debolezza
e innalza un grido di aiuto dall’abisso dell’anima, dove nella prova gli spazi
di Dio possono restringersi ed essere avvolti nel buio dell’impotenza.
Tale grido si
risolve, alla fine, nel perfetto contrario della prova. Il salmista, dopo avere
implorato la gioia di emergere dall’abisso con cuore nuovo e gioioso, si augura
di potere, ormai purificato, innalzare a Dio un inno di lode:
Rendimi la gioia
della tua salvezza,
….
….
e la mia bocca
proclami la tua lode.
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Spunti dai mistici islamici,
nonché da Teresa d’Avila, per vincere ogni tentazione
da Rumi
Dentro e fuori il mio cuore non c’è che
Lui.
Nel mio corpo, vita, vene, sangue non
sono altro che Lui.
Com’è possibile credere o non credere?
Dentro di me non c’è spazio per il
dubbio: c’è Lui ovunque.
Amore è vedere il bene e il bello
in tutte le cose.
Lascia
che la bellezza che amiamo sia ciò che facciamo.
Esistono centinaia di modi
per inginocchiarsi e baciare la terra.
Esistono centinaia di modi
per inginocchiarsi e baciare la terra.
da Sufi, anonimo del XIX
secolo
Aiutami a dire sempre la verità
anche in presenza dei forti,
e a non dire giammai bugie
per guadagnare gli applausi dei deboli.
Fa’ che io non resti colpito dall’illusione della gloria
quando vivrò nel successo,
né che io mi disprezzi quando proverò l’insuccesso.
Ricordami che l’esperienza di una sconfitta
nelle tue mani può trasformarsi in un successo maggiore.
O Dio ! Fammi sentire che il perdono è il maggior indice di forza,
e che la vendetta è soltanto una prova di debolezza.
---
anche in presenza dei forti,
e a non dire giammai bugie
per guadagnare gli applausi dei deboli.
Fa’ che io non resti colpito dall’illusione della gloria
quando vivrò nel successo,
né che io mi disprezzi quando proverò l’insuccesso.
Ricordami che l’esperienza di una sconfitta
nelle tue mani può trasformarsi in un successo maggiore.
O Dio ! Fammi sentire che il perdono è il maggior indice di forza,
e che la vendetta è soltanto una prova di debolezza.
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Alle
poesie islamiche aggiungiamo qualche pensiero di Teresa d’Avila
- Certo bisogna imparare a pregare. E a pregare si impara pregando, come si impara a camminare camminando.
- Cercate
di comprendere quali siano le risposte di Dio alle vostre domande. Credete
forse che Egli non parli perché non ne udiamo la voce? Quando è il cuore che
prega, Egli risponde.
- Per cominciare a raccogliersi e perseverare nel
raccoglimento, si deve agire non a forza di braccia, ma con dolcezza. Quando il
raccoglimento è sincero, l'anima sembra che d'improvviso s'innalzi.
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