Gv
20,1-9
1 Il primo giorno della
settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora
buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2 Corse allora e andò
da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro:
"Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno
posto!".
3 Pietro allora uscì insieme
all'altro discepolo e si recarono al sepolcro.
4 Correvano insieme tutti e
due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al
sepolcro. 5 Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6 Giunse intanto
anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli
posati là, 7 e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i
teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8 Allora entrò anche l'altro discepolo,
che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9 Infatti non avevano
ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.
[10 I discepoli perciò se ne tornarono di nuovo a casa.]
Commento
1) La ricorrenza liturgica e il suo significato
= La
Domenica delle Palme, che la scorsa settimana i cristiani di tutte le
confessioni hanno celebrato alla stessa data, ha aperto le liturgie della
settimana santa, culminanti nella notte pasquale.
= I
racconti pasquali si differenziano tra di loro: diversità a proposito della
scoperta del sepolcro vuoto e dell’incontro con il Risorto, varietà dei
personaggi implicati e dei percorsi con cui arrivano a credere. In Luca le donne sono tre più le altre donne (24,10), in Marco le
donne sono tre (Mc 16,1), due in Matteo (28,1) e una in Giovanni. E nessun vangelo descrive la risurrezione di Gesù, ma tutti e quattro offrono
indicazioni su come incontrare il risorto. L’apocrifo Vangelo
di Pietro [scritto verso il 150 d.C.] descrive in maniera fantasiosa la
risurrezione, così come verrà poi presentata iconograficamente dall’ XI sec. in
poi.
= Se
il fatto in sé della resurrezione non è raccontato da nessun autore del Nuovo
Testamento, la fede nella risurrezione va al di là di ogni racconto: è
da essa che prende senso la morte come passaggio alla vera Vita e che prende
senso la vita umana, l’impegno etico, la donazione generosa, il servizio umile,
lo zelo di comunicare l’amore di Dio a tutti.
Il filo conduttore che unisce al Risorto è la
testimonianza di coloro che hanno vissuto quella prima esperienza di Gesù come
colui che ha compiuto la sua missione nella terra fino al versamento del sangue,
e che ci indica come farla divenire feconda anche in noi.
La missione (non il proselitismo!) del
cristiano è testimoniare la fede nella risurrezione.
Se la nostra generazione è nell’insieme poco
interessata alla risurrezione, è perché la collega soltanto alla morte. Gesù
invece la collega anche alla vera Vita. C’è,
nella tradizione cristiana, una parola non cristiana che dice Memento mori,
ricordati che devi morire. La parola cristiana è invece: ricordati che devi
risuscitare. La vita cambia se la si vive come preparazione alla
risurrezione.
[Proprio pochi giorni fa a Tanta e Alessandria
d’Egitto abbiamo visto la violenza esercitata da chi si oppone a chi ha questa
fede: da tempo i copti in Egitto sono vittime di ripetute
violenze e stragi; e nonostante queste, essi non rinunciano a testimoniare la
propria fede anche pubblicamente].
2) Uno sguardo al testo del
vangelo di Giovanni
=
Il cap.20 del vangelo di Giovanni (l'ultimo capitolo, poiché il 21° è stato
aggiunto in una successiva redazione) contiene l'episodio della tomba vuota e
tre apparizioni: la prima a Maria di Magdala (20,11-18); la seconda ai
discepoli senza Tommaso (20,19-23); la terza ai discepoli con Tommaso
(20,24-29).
La scena che leggiamo nel brano di oggi, si
svolge davanti al Sepolcro Vuoto di Gesù.
Il racconto è molto lineare: Maria aspetta
l’alba per andare al sepolcro. Arrivata, lo trova vuoto e pensa ad un furto;
perciò si ferma lì, sicura che il corpo è nei pressi di quel luogo.
Successivamente entrano in scena Pietro e l’altro discepolo. La tradizionale
inaffidabilità femminile in ambito testimoniale viene scardinata dal rapporto
circostanziato di Simone e dell’altro. Se si ammette per
quest’ultimo l’identificazione con Giovanni, ossia con l’autore del IV vangelo,
il testo diviene ancor più stupefacente: scritto verso la fine de I secolo,
cioè a distanza di diversi decenni dagli avvenimenti narrati, riesce a trasmettere
l’afflato vivissimo che certamente deve aver caratterizzato quei momenti.
L’altro discepolo si accorge che la
pietra sepolcrale è stata rimossa e, senza entrare nel sepolcro, fugge di corsa
ad avvertire Pietro. E questi è il primo ad entrare (perché è stato il primo a
sperimentare la fedeltà del Signore nella sua infedeltà?). Assieme vedono il
lenzuolo che prima era voluminoso per il fatto che raccoglieva il cadavere di
Gesù ed ora è disteso, caduto. D’altra parte l’unica cosa che c’era da vedere in quel luogo erano le bende mortuarie. Ma che
cosa avevano di speciale quelle stoffe? Giovanni vuole semplicemente affermare
che queste non costituiscono una prova certa per autenticare la risurrezione
del Cristo. Il lenzuolo, diremmo oggi, poteva unicamente fungere da ‘indizio’
della Risurrezione; ma se esso non fosse stato nutrito da un atto di amore
profondo per il Maestro di vita, Gesù, non si sarebbe approdati da nessuna
parte.
= Due elementi
dominano l'intero racconto: l'incapacità di capire da parte di di tutti i personaggi,
e un notevole movimento diffuso, che dà l'idea del trambusto,
dell'inquietudine, dell'agitazione. In ciò possiamo leggere l'ansia del primo
nucleo della chiesa nascente, che cerca i segni del Risorto. E in questa
ricerca si delineano diversi atteggiamenti: c'è l'affettuosa apprensione di
Maria, la veloce e agile intuizione del discepolo amato, la lentezza, forse prudente,
di Pietro.
Ciò che unisce i
tre personaggi è la comune collaborazione: ognuno dice all'altro il poco che ha
visto o intuito, e così, insieme, arrivano a capire qualcosa, solo qualcosa, di
ciò che è successo. Nella Chiesa la fede non è mai un fatto privato, ma un
comune cammino nel Cristo risorto.
=
Il cammino della fede, lungo e travagliato, è ancora agli inizi; non è ancora
arrivato al punto tale da trasformare questi disorientati testimoni in araldi
della fede. Ecco perché i due discepoli se ne tornano di nuovo a casa. A loro
mancava ancora un tassello importante: Non avevano, infatti, ancora
compreso le Scritture,
che avrebbero dato loro una completa e più profonda comprensione del mistero di
cui furono inconsapevoli testimoni. Per questo si dovrà attendere il dono dello
Spirito nella Pentecoste (Gv 16,13).
Non è da trascurare un particolare: il
sudario, non menzionato al momento della sepoltura, qui, invece, è meticolosamente
descritto: ... il sudario, che gli era stato posto sul capo, non era per
terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte. Tale menzione ha
una duplice finalità: da un lato, suggerisce che il cadavere non è stato
trafugato, come aveva dimostrato di temere la Maddalena; e dall'altro, viene evidenziata
la sostanziale differenza rispetto alla risurrezione di Lazzaro, il quale esce
dalla tomba ancora avvolto dalle bende e dal sudario, segno di una morte solo
momentaneamente sconfitta, ma non definitivamente vinta. Gesù, invece, se ne
libera da solo, subito e in maniera definitiva: segno di una morte che non ha più
alcun potere su di lui.
In vero i primi
‘testimoni’ non avevano alcuna idea della realtà della risurrezione:
attingevano alla Scrittura nozioni alquanto vaghe, riferite al giudizio
universale.
= Tutte
le religioni che prevedono la reviviscenza o quantomeno la non-estinzione
dell’anima del defunto, presuppongono la fine della vita terrena, dopo la quale
la persona (riappropriandosi o meno di un corpo) inizierebbe un'esperienza
nuova: rinasce.
Solo successivamente il Cristianesimo afferma
la verità, sanzionata con un dogma, che la risurrezione di Gesù in anima e
corpo, anticipa e preannuncia la risurrezione della carne per tutti gli uomini.
3) Suggestioni
Sarebbe cosa buona sospendere, almeno a
Pasqua il consueto operare e mettersi in puro ascolto della sconvolgente
rivelazione del Crocifisso; dare ascolto alla voce che il cuore riconosce e che
dice attraverso il salmo: Cercate il mio volto!
Chi ne è capace oggi, quando domina un ben
altro concetto di festa? Chi saprà fare spazio al Dio di Gesù? La sfida è
quella di far precedere alla ‘festa’ la scena della croce, mettendo a
tacere spiegazioni e aspettative troppo umane, per credere in modo nuovo, da
risuscitato.
Quanto a me, si impone un’altra
suggestione terra terra: non può bastare la fede nel Risorto se non la si vive
concretamente, riconoscendo i segni della risurrezione nella bocca sfamata,
nella famiglia stentatamente ricostruita, nel poveraccio che gusta un abbraccio
che gli è stato negato, nel cuore ‘confortato’ a fatti, nella guerra evitata
attraverso la presa di responsabilità di contribuire a creare una cultura di
pace a partire dal pochissimo che si può fare… Di Dio si potrà parlare quando si
sarà fatto risorgere qualche disperato e qualche situazione disperata…
4) Una mia poesiola di decenni fa
Pasqua di risurrezione
Pasqua è passaggio
da
frantumi di vita alla vita totale
il cui
seme è divenuto germoglio
di
primavera dopo l’inverno
Pasqua è tappa
d’incessante
cammino dall’ingresso
trionfale
-nel cui sfondo è la Croce-
verso la
Vita che non muore
Pasqua è Origine pura
da cui
veniamo e che in segreto
accompagna
ogni sogno
di
liberazione totale
Pasqua è mistero
pegno di
risurrezione
dal
dolore dalle prove dal male
che
attraversa l’Universo
Pasqua sia per te speranza
mai del
tutto compiuta
che
alimenta il desiderio
di vita
di vita di vita
Non andare o amico/a
oltre tal
desiderio
Questo
basta a rendere vera
la pasqua
parziale dell’oggi
Nessun commento:
Posta un commento