I testi
Dice il Signore del suo eletto, di Ciro:
Io l'ho preso per la destra, per
abbattere davanti a lui le nazioni, per sciogliere le cinture ai fianchi dei
re, per aprire davanti a lui i battenti delle porte e nessun portone rimarrà
chiuso. Per amore di Giacobbe, mio servo, e d'Israele, mio eletto, io ti ho
chiamato per nome, ti ho dato un titolo, sebbene tu non mi conosca. Io sono il
Signore e non c'è alcun altro, fuori di me non c'è dio; ti renderò pronto
all'azione, anche se tu non mi conosci, perché sappiano dall'oriente e
dall'occidente che non c'è nulla fuori di me. Io sono il Signore, non ce n'è
altri.
Sal 95 (96)
Cantate
al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie. Grande è il Signore e degno di ogni lode,
terribile sopra tutti gli dèi.
Tutti gli dèi dei popoli sono un nulla,
il Signore invece ha fatto i cieli.
Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome.
Portate offerte ed entrate nei suoi atri.
Prostratevi al Signore nel suo atrio santo.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
Egli giudica i popoli con rettitudine.
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie. Grande è il Signore e degno di ogni lode,
terribile sopra tutti gli dèi.
Tutti gli dèi dei popoli sono un nulla,
il Signore invece ha fatto i cieli.
Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome.
Portate offerte ed entrate nei suoi atri.
Prostratevi al Signore nel suo atrio santo.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
Egli giudica i popoli con rettitudine.
Paolo e Silvano e Timòteo alla Chiesa
dei Tessalonicési che è in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo: a voi, grazia e
pace. Rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre
preghiere e tenendo continuamente presenti l'operosità della vostra fede, la
fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore
nostro Gesù Cristo, davanti a Dio e Padre nostro. Sappiamo bene, fratelli amati
da Dio, che siete stati scelti da lui. Il nostro Vangelo, infatti, non si
diffuse fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con la potenza dello
Spirito Santo e con profonda convinzione.
In quel
tempo, 15 i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come coglierlo
in fallo nei suoi discorsi. 16 Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli:
Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità.
Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. 17
Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare? 18 Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: Ipocriti, perché
volete mettermi alla prova? 19 Mostratemi la moneta del
tributo. Ed essi gli
presentarono un denaro. 20 Egli
domandò loro: Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?. 21
Gli risposero: Di Cesare.
Allora disse loro: Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio
quello che è di Dio.
Alcune
sottolineature sui 4 testi
Il
senso profondo che emerge in tutti e quattro i testi è l’unicità di Dio contro
ogni idolatria. 1) Isaia
Il
passo che leggiamo è collocato nella seconda parte del libro di Isaia,
normalmente chiamata Deuteroisaia. Va inquadrato nel periodo storico della fine
dell’esilio babilonese e del ritorno dei giudei nella terra promessa. Tale
svolta epocale veniva attribuita all’opera del re persiano Ciro, il quale con
le sue vittorie sull’impero babilonese aveva ottenuto il controllo della Siria
e della Palestina. Per questi suoi meriti Dio, per bocca del profeta, chiama
Ciro eletto; termine che
deriva dall’ebraico maschia (=messia) e
competeva al re di Giuda in quanto consacrato con l’unzione regale. La frase Io l'ho preso per la destra (utilizzata anche per il Servo di JHWH)
indica, più che un atteggiamento protettivo, la forza stessa del Signore che
diventa la forza di Ciro.
Nell’economia
dell’oracolo, l’esaltazione di Ciro tende a mettere in primo piano JHWH che sconfigge
gli altri dei: Io sono il Signore, non ce n'è altri.
2) Salmo
95
Probabilmente
è stato scritto poco dopo la costruzione del tempio di Salomone, prima che
avvenisse lo scisma delle tribù del nord.
E’
un invito a sciogliere un canto nuovo inneggiante alla liberazione degli
abitanti di
tutta la terra: la ripetizione dell’aggettivo tutto si contrappone al nulla
a cui sono ridotti tutti gli dèi dei popoli.
La
frase finale, il
Signore regna, è esortazione a riconoscere la sovranità di Dio
attraverso l’atto di
un’umile adorazione: Prostratevi al Signore nel suo
atrio santo; infatti solo lui giudica i popoli con
rettitudine. Il che significa: solo da Lui
proviene il governo che può assicurare l’avvento della giustizia tra i popoli.
3) Tessalonicesi
Paolo
suole incominciare le sue lettere con un rendimento di grazie a Dio per i beni
spirituali di cui considera partecipi coloro ai quali scrive.
In
questa sua prima lettera non fa difetto di ringraziamenti per le buone notizie
recategli da Timoteo circa la giovane chiesa di Tessalonica, fervente ma
esposta ad intimidazioni. Gli preme far conoscere ad essa i suoi sentimenti e la
sua aspirazione a confermarla nelle buone disposizioni che dimostra di avere. I
nemici avevano dipinti i tessalonicesi come inaffidabili, ma egli (Paolo) non
dimentica che essi l’avevano accolto con fede profonda, ed ora confida che,
forti degli insegnamenti ricevuti, ma soprattutto della potenza dello Spirito Santo, saranno
capaci di resistere all'urto della persecuzione.
4) Matteo
Il vangelo mostra la relativizzazione
delle autorità umane. Se l’autorità statale può esigere tasse e tributi, e ad
essa va accordato il giusto rispetto, a Dio va riservato quel che conta di più.
Al centro dell’economia di un qualsiasi Cesare c’è la
produttività e il denaro, al centro dell’economia di Dio c’è l’essere umano, la
sua libertà. L’immagine che ognuno di noi porta è l’immagine di Dio, non
stampata su una moneta, ma impressa nel cuore e nella coscienza.
Analisi del
testo di Matteo
15 [In quel tempo], i farisei se ne andarono e tennero consiglio
per vedere come coglierlo in fallo nei suoi discorsi.
I
farisei reagiscono alle parabole di Gesù, radunandosi in consiglio per
escogitare un piano contro di lui che rappresenta un pericolo da eliminare. Dal
momento che lui agisce come Maestro, occorre tendergli una trappola per coglierlo
in contraddizione in modo da fargli perdere la popolarità tra la gente.
16 Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli:
Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità.
Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno.
I
farisei si servono dei loro discepoli e degli erodiani (collaboratori
dei romani, ne costituivano il braccio armato). Essi si rivolgono a Gesù con
ossequiente linguaggio curiale chiamandolo maestro, titolo quasi sempre
in bocca ai suoi avversari. Nel formulare la loro domanda lodano il suo
coraggio e libertà nel manifestare il proprio pensiero, e in tal modo non si
accorgono di riconoscere in lui la dote più importante: insegnare la via di Dio secondo verità.
17 Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a
Cesare?
Solitamente
il pio giudeo poneva questioni vitali al rabbino, che doveva saper rispondere.
Qui la richiesta che era stata preceduta da adulazione si trasforma subito in un ordine
imperativo: dicci (eipè ûn hēmîn); vogliono che Gesù si schieri pro o contro il potere
romano. Cesare è il titolo dato ad
ogni imperatore romano; in questo caso indica Tiberio. Non chiedono a Gesù un
semplice parere, bensì di definire in modo autorevole la questione riguardante
la legge del tributo a Cesare: è lecito?.
La
trappola è ben congegnata: qualunque sia la risposta che Gesù darà questa gli
verrà ritorta contro: se Gesù è favorevole al pagamento delle tasse
all’imperatore romano, pagano idolatra, verrà meno a quanto prescritto nel
Libro del Deuteronomio: Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico
è il Signore. Oltre a contravvenire alla Legge, la risposta di Gesù sarebbe
stata un riconoscere la legittimità dell’occupazione: cosa che gli avrebbe
alienato le simpatie di quanti vedevano in Lui il liberatore dal giogo dei
romani (di conseguenza gli erodiani avrebbero assicurato il suo arresto).
18 Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: Ipocriti,
perché volete mettermi alla prova?
Gesù
non risponde alle loro richieste, ma li attacca con una pesante accusa: la
domanda non era mirata all’apprendimento, ma dettata dalla loro malvagità (ponērían), termine che appare unicamente
qui in tutto il vangelo e che significa propriamente ipocrisia.
19 Mostratemi la moneta del
tributo. Ed essi gli
presentarono un denaro.
20 Egli domandò loro: Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?.
Ancora
una volta Gesù non risponde con teorie ma attraverso esperienze pratiche e
chiede che siano loro stessi a rendersi conto di quello che stanno chiedendo.
Per
la comprensione dell’episodio occorre sapere che nel “denaro” (d’argento) da
essi presentato l’imperatore viene raffigurato come un dio: la divinità era
confermata dall’iscrizione: Tiberius
Caesar Divi Augusti Filius Augustus; e nel retro, Pontifex Maximus. Gli avversari hanno in tasca del denaro a
disposizione, con l’effigie dell’imperatore, senza curarsi della sacralità del
luogo (area del Tempio). La moneta è simbolo del potere dominante (dove
arrivavano le monete dell’imperatore arrivava il suo dominio); portandola con
sé i farisei e gli erodiani dimostrano chi è il loro vero signore.
21 Gli risposero: Di Cesare. Allora disse
loro: Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è
di Dio.
La
tentazione riformula quella del tentatore nel deserto quando il diavolo
condusse Gesù su un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la
loro gloria dicendogli: tutte queste cose
io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai. Gesù – come allora
nel deserto – rivendica l’unicità di Dio: vattene,
Satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai
culto.
Gesù
non risponde con il loro verbo dare-pagare,
ma con un altro, dwmi, che significa restituire; Il denaro è dell’imperatore, ma la vera signoria è
di Dio. Globalmente il senso è: date all’imperatore tributi e tasse purché
diate a Dio, e a Dio solo, quello che gli appartiene e cioè l’adorazione e il
culto.
Riflessioni in
ordine sparso - [fatele anche voi!]
- In Pakistan
il 16 ottobre l’Alta Corte di Lahore ha confermato la sentenza di primo
grado del 2010: Asia Bibi deve morire. La donna, che ha cinque figli,
è una contadina cristiana accusata
di essere una bestemmiatrice, in quanto contaminata per infrangere con
l’adesione al cristianesimo, le regole della religione islamica. Si tratta di un
fatto raccapricciante che tristemente si ripete nella storia e nel mondo a tutti
i livelli.
- Il cesare di turno lo troviamo anche a livello privato, nella vita di
ogni giorno: sono tanti coloro che schiavizzano o eliminano il “prossimo” (=il più
vicino!), nel rapporto ingiustamente sbilanciato uomo-donna, forte-debole…
- Il
contesto dell'Evangelo ruota sulla domanda: a chi ubbidire? Quale è autentica
autorità? Gesù non rifiuta l'autorità, ma relativizza quella umana. Spesso
le nostre appartenenze sono ideologiche in maniera aberrante; spesso aduliamo le
nostre opinioni e proviamo raccapriccio per le colpe altrui, senza guardare all’assassino
(sic) che si nasconde in noi.
- Il
canto nuovo
del Salmo mi fa pensare a che cosa sia la novità: la riteniamo facilmente un
semplice cambiamento [come il cambiamento infinito di look, soprattutto da parte
delle donne, in TV]; invece, la vera novità è freschezza spirituale, è creatività,
è tocco divino. Siamo ridicoli quando, per apparire nuovi, seguiamo le mode del
momento (anche nell’uso dei termini): le mode annullano la novità, sono delle
uniformi!
- Ancor
oggi un moralismo spietato ci fa considerare più peccaminoso un non corretto comportamento
sessuale (certamente da non incoraggiare), anziché partecipare alle guerre, non
pagare le tasse, comportarsi in maniera irrispettosa nei riguardi dell’ambiente,
e mille altre cose che contribuiscono a rendere la polis invivibile…
- Di
sicuro l’immagine di Dio non è sulla moneta, Dio non è di compravendita; è nella
nostra coscienza, ed esige l’amore.
- Ciò
che è di Dio è anche, propriamente, dell’essere umano. E rendere a Dio ciò che
è suo implica anche il compito di divenire
la propria umanità, di umanizzare il mondo.
Nessun commento:
Posta un commento